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LADRI DI BICICLETTE regia di Vittorio De Sica

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JOKER1926     7½ / 10  25/09/2014 16:56:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cantore di una filosofia e di una idea di film prettamente italiana avvolta nel nome del Neorealismo (corrente che caratterizzò gli anni del post guerra mondiale), Vittorio de Sica, senza tante esitazioni, resta forse il numero uno di tutta la schiera, mista e nutriente, dei registi neorealisti.

"Ladri di biciclette" è una summa, il titolo di Vittorio de Sica del 1948 entra di diritto nella storia (almeno) del nostro cinema italiano, insomma la produzione di de Sica racchiude nel suo ventre tutte le cose, simbolicamente, che hanno scalfito la vita (misera) di tanti cittadini italiani, in un mare di povertà in determinati lassi storici.
L'alone creato dal regista è pesante, i personaggi (quelli principali) preservano goliardia e forza di animo ma sono ancorati a situazioni di tragedia sociale, l'acme per il nostro protagonista è il fatale furto del mezzo di trasporto, la bicicletta.
Inizia, a questo punto, una rincorsa spietata e senza sosta nel nome del recupero del mezzo; ennesimo spaccato offerto dal regista nei bassifondi di una Roma devastata dalla povertà. Si sovrappongono vari gruppi di personaggi nell'idealità di un dramma che non ha fine. Lo stesso finale è una stoccata mortale, il film sigilla se stesso nella totale ombra, le vie di una rinascita nemmeno sembrano visibili.

Ad oggi nel valutare il lavoro di Vittorio de Sica il critico si trova in una situazione dal risvolto assai netto; in pratica c'è veramente poco da obiettare, la pellicola è storia dell'Italia, e come capita con la regia in questione, le piccole sfumature retoriche e compiacentemente melodrammatiche sono cose che possono passare, insomma sono anche queste giocate artificiali che consacrano film ed idee.