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UMBERTO D. regia di Vittorio De Sica

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Ciumi     9 / 10  31/10/2009 11:47:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cadono le pagine da un calendario; come foglie dai rami, perdono di colore le domeniche. Le stesse, che tempo prima ridevano verdi sugli alberi, ora rispondono al domandare d’un vento intonando un’arida e triste melodia.
La casa esorta a nuovi amori, a volti nuovi: vendere il proprio tempo (l’orologio), le proprie parole (alcuni libri), non basta ancora: le vecchie mura, sorde alla voce di chi le ha abitate sin d’ora, sono già in via di ristrutturazione.
Dove andare?
Una visita alla mensa dei poveri, una notte in ospedale, una passeggiata al parco.
Elemosinare è troppo indignitoso, per chi ha lavorato per una vita intera.
Cosa resta? Flaik, l’amico fedele, compagnevole, solo a sua volta.
Cosa resta? Un treno che arriva e non ripartirà mai più: l’impulso di levarsi, un morso, il fuggire via.
Cosa resta?

Vivere (dall’altra parte del pianeta, “Ikiru” di Kurosawa, quasi un coevo grido del dolore senile, uscirà lo stesso anno); un abbraccio, ridere, correre, tremare di paura.
D’una pigna, sola che giace nel mezzo d’un parco resta… il gesto di chi la lancia e di chi la rincorre.
jack_torrence  22/11/2010 19:34:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da applausi.
La tua poesia è da applausi.
E'un incanto leggerti.
Ciumi  24/11/2010 17:55:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Stefano.