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ROMA CITTA' APERTA regia di Roberto Rossellini

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Spotify     9 / 10  21/02/2018 16:11:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
--- PRESENTI SPOILER ---

Un film immenso. Ecco cosa è "Roma città aperta". L'opera di Rossellini è un
crudo racconto (a tratti quasi un documentario), di quella che fu l'occupazione nazista a Roma durante l'inverno del 1943-44. Il regista descrive in maniera diretta e senza fronzoli tutte le atrocità, le ingiustizie e le torture che i tedeschi perpetrarono a danno del popolo italiano. Con ciò, il director ci fa capire cosa voleva dire per la gente del tempo, vivere nella paura, nell'angoscia, il sapere che prima o poi i nazisti avrebbero fatto irruzione nelle case, esercitando il proprio sopruso.
La trama è ambientata a Roma e il primo personaggio che ci viene presentato è Manfredi, un partigiano in fuga, perché ricercato dai nazisti. In seguito facciamo la conoscenza di Pina, donna legata sentimentalmente a Francesco, tipografo antifascista amico di Manfredi. L'altra figura di spicco è quella di Don Pietro, sacerdote locale che fa da portavoce ai partigiani. I tre personaggi saranno i protagonisti dell'opposizione contro i tedeschi e i loro destini si intrecceranno più volte.
Rossellini mette dunque a capo della resistenza tre soggetti diversi: Manfredi è un partigiano, Pina una casalinga che aspetta di sposarsi con Francesco e Don Pietro è un parroco. Nonostante i tre personaggi ricoprano mansioni completamente differenti, il regista ne va creando un protagonista unico, il quale racchiude i caratteri di Manfredi, Pina e Don Pietro. Detta anche in un altro modo, quest'unica figura, è come se, metaforicamente, rappresentasse il popolo italiano, pronto a difendersi e a lottare contro la minaccia nazista.
Attraverso la fusione di queste tre figure, il director ci vuole dire anche che, in situazioni come quella del film, non contano le diversità, i ceti sociali dai quali si proviene, la propria occupazione, ma conta soltanto essere uniti contro un pericolo che non si preoccupa minimamente di fare distinzioni tra la gente.
Roma ci è mostrata piuttosto fragile, forse non preparata o addirittura ignara della barbarie che sta per avere luogo. Poi dopo però, la capitale reagisce, o per lo meno ci prova, e combatte con estremo coraggio, un avversario all'apparenza impossibile da respingere.
Tra i protagonisti, la figura che mi ha colpito di più è quella di Don Pietro, il quale sta a rappresentare, tra le altre cose, la cristianità del popolo italiano. Rossellini però, fa di Don Pietro anche un prete coraggioso ma soprattutto, razionale. Il regista non si affida infatti, alla classica figura retorica del sacerdote fondamentalista, ma sceglie un parroco che prima di tutto, pensa, razionalizza e affronta tutto ciò che gli accade con logica. Rossellini fa del prete un piccolo grande eroe.
Il ritmo scorre via in maniera fluida, il regista non si perde mai in dialoghi filosofeggianti o fini a se stessi. Assistiamo invece alla perfetta amalgamazione dei tre protagonisti e al continuo evolversi della situazione che ad ogni minuto che passa, vede Roma sempre più in balia dei tedeschi.
Poi, c'è da dire che Rossellini riesce a trasmettere una certa ansia, in quanto tramite le sue immagini dirette, fa capire cosa volesse significare avere i nazisti che da un momento all'altro potevano far irruzione nelle abitazioni.
Tecnicamente, l'operato del director è perfetto. La scena della morte di Pina è un capolavoro di regia e montaggio. Forse una delle scene più drammatiche, crude e tristi che il cinema abbia da offrire.
Un'altra scena realizzata con i fiocchi è l'attacco dei partigiani contro i tedeschi. La sequenza, seppur breve, è uno dei momenti più alti di tutto il film.
Il finale è di quelli "in your face". Drammatico, ma al contempo, lo spettatore è felice perché i protagonisti divengono martiri per la patria, non rivelando nulla ai nazisti.
Il cast è di autentici mostri. Ovviamente spiccano uno strepitoso Aldo Fabrizi e una gigantesca Anna Magnani. Quest'ultima sfodera un'interpretazione destinata a rimanere per sempre nella storia del cinema. L'attrice tira fuori un carisma che poche volte si è visto sullo schermo. Poi con la parlata in dialetto romano conquista tutti, rendendo iconico il personaggio di Pina. Altra cosa assolutamente da evidenziare, è come la Magnani, attraverso la sua performance, ritragga la tipica donna dell'epoca, e cioè, non certamente agiata, anzi, Pina è molto umile, ma, non per questo, arrendevole.
Aldo Fabrizi è straordinario. L'attore romano riesce nell'impresa di far ammirare le gesta di un sacerdote anche ad uno spettatore che nella vita reale è distante dalla chiesa. Anche in questo caso, abbiamo carisma da vendere, le espressioni poi sono d'alta scuola, ad esempio, è impossibile da non citare, la faccia che fa Fabrizi nell'unica, celeberrima, scena divertente del film. Grandiosa anche la recitazione dei dialoghi.
La scenografia è valorizzata al massimo. Le strade della capitale ci sono mostrate malconce mentre plumbea è l'atmosfera che vige sull'intera città.
La fotografia ha toni "depressi", volti a sottolineare la malinconia che si respira nella pellicola.
La colonna sonora è molto suggestiva. Anch'essa è triste e accompagna nel migliore dei modi tutte le sequenze più intense e struggenti del film.
La sceneggiatura è perfetta. L'impianto narrativo è semplice ma tremendamente efficace. C'è un continuo sviluppo degli eventi e man mano, vengono fatti entrare in scena, con le dovute tempistiche, tutti i personaggi. Impeccabile poi, la stesura di quest'ultimi. I dialoghi, penso che ormai siano diventati leggendari. Poi, pronunciati in romanesco, fanno acquisire al film un realismo ancora più marcato.

Conclusione: una grande opera del nostro cinema. Un racconto di dolore e di eroismo, di disperazione e di speranza. Rossellini ci fa capire senza mezzi termini cosa ha dovuto patire il popolo italiano ma anche chi ha combattuto per esso, trovando infine la gloria eterna. Ancora oggi, a 73 anni di distanza, "Roma città aperta" è un'opera magnetica e attualissima.