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AMARCORD regia di Federico Fellini

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     10 / 10  20/11/2011 18:21:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Normalmente é nel primo film che il regista sceglie di raccontare la sua infanzia. Invece Fellini, un capolavoro dietro l'altro, arriva nel 1973 con AMARCORD nonché "mi ricordo" in dialetto romagnolo. Un punto di vista "povero" e ingenuo, come quello di un bimbo, messo in un contesto sociale contemporaneo al film, dove nel finale si raggiunge il punto massimo: la spiaggia, dapprima affollata, diventa poi deserta. E poi Titta, che assume il ruolo di alter ego del regista. La cosa affascinante é che Titta non é affatto il protagonista, perché infatti non esistono protagonisti veri e propri, ma solo una voce che appare qua e là commentando e che appartenente ad un vecchio, amante della storia, ma che nessuno bada.
I personaggi del film infatti sembrano uscire da un mondo che non appartie affatto al nostro e nelle scene di vita reale troviamo una visione registica complessiva, dove la società é vista in maniera positiva, mentre il singolo individuo é qualcosa di sbagliato.
Lo stile felliniano é evidente: il filone narrativo a metre-à-souvenir apparentemente insensato ma assolutamente voluto e geniale vale come ottima scelta registica, la comicità che arriva ai limiti della volgarità,..tutto questo enfatizzato da una musica toccante, da una stupenda fotografia che gioca cromaticamente con i pastelli ricoperti a volte da un velo di nebbia, dai movimenti della mdp scorrevoli, morbidi, dalla scenografia e dagli ambienti esterni che vanno dallo stile confetto al burbero, grottesco.
Il film in parte ricorda "I Vitelloni" e "Fellini Satyricon", ma anche lo stile leggero degli anni '50 e usa espedienti classici per ottenere manualità nei passaggi comici-malinconici e viceversa.