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MAMMA ROMA regia di Pier Paolo Pasolini

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amterme63     8 / 10  26/11/2011 22:25:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se in "Accattone" premeva a Pasolini porre l'accento sul soggetto mostrato (un mondo fino ad allora tenuto nascosto o ignorato) e rappresentarlo con uno spirito opposto a quello usato fino ad allora (in genere negativo e squalificante), con "Mamma Roma" Pasolini amplia il discorso e introduce elementi astratti universali (la natura corrutrice della civiltà - vedi Rousseau - le ferre regole dell'ereditarietà e dell'ambiente che impediscono di fatto il riscatto sociale dei ceti inferiori - vedi Zola).
Inoltre in "Mamma Roma" Pasolini mostra di avere preso pieno possesso della natura suggestiva e astratta che ha un certo tipo di rappresentazione visiva e l'uso personalizzato dei movimenti di macchina (vedi Dreyer e Orson Welles).
In "Accattone" la tecnica era diretta, immediata, quasi naif; in "Mamma Roma" si mostra un certo studio e notevole finezza. Si vedano ad esempio le inquadrature iniziali del matrimonio, in cui la tavolata si staglia su di una grande parete nuda con un arco dietro. Qui Pasolini sfrutta la suggestione che hanno i contrasti di pieno-vuoto grande-piccolo, nonché i risvolti metaforici ed espressivi degli elementi architettonici puri. E' la grande lezione di Dreyer che Pasolini fa sua. Molto originali sono anche i lunghi piani sequenza notturni con Anna Magnani che cammina ripresa con carrellate all'indietro. Dal buio spuntano personaggi, parlano con Mamma Roma, spariscono, e così in successione. Una maniera molto compatta, sintetica, complessa e ricca di esprimere sentimenti e mostrare tipologie di persone. Qui Pasolini dimostra di avere imparato da Orson Welles.
Come pure sono di grande fascino le inquadrature che contrappongono la campagna trapuntata dalle rovine romane e il fronte dei casermoni di periferia che avanza inesorabile. La campagna è il luogo della libertà, dei giochi, dell'amore, la città dei duri obblighi, della fatica e dei crimini diffusi.
Il messaggio del film è un messaggio amaro: non esiste riscatto per chi nasce povero e reietto. E' inutile puntare a elevarsi; le eredità, le zavorre, le predisposizioni fanno sì che si cambi ambiente (case moderne, appartamenti invece di baracche e immondizie) ma non si cambi il destino (marginalità, passività, esclusione).
Ed è l'umanità dei personaggi allora quella che li salva moralmente, quella che eleva e nobilità chi sta in basso, ai margini, e ne fa il ceto spiritualmente più elevato della società. E qui Pasolini ci regala personaggi più complessi e intimi rispetto ad "Accattone". Su tutti Mamma Roma con la viva passionalità e il suo grande cuore, ma anche Ettore con il suo candore, la sua semplicità, la sua introversione e irrequietezza. Sono dei ritratti molto belli.
Questi personaggi vengono letteralmente celebrati nel finale, in cui un mirabile montaggio alternato ci regala immagini di una potenza espressiva e purezza formale che lascia senza fiato (la stessa suggestione dei quadri di Mantegna e delle Madonne doloranti rinascimentali), mentre un delicato e struggente sottofondo di Vivaldi stringe forte l'animo di chi guarda.
Il finale di "Mamma Roma" mi ha colpito molto, è uno dei più belli che abbia mai visto.