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MAMMA ROMA regia di Pier Paolo Pasolini

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Lucignolo90     9 / 10  17/05/2013 17:41:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Secondo film e secondo capolavoro di PPP dopo Accattone; questo può essere considerata una evoluzione delle analisi tematiche del primo film; stessa la città, stesso il ceto sociale, stesso il punto di vista del film che sembra già presagire una tragedia annunciata. Pasolini infatti mette ancor più una pietra tombale sulle speranze di chi dà sottoproletario, in cuor suo, ha pensato di poter fare un salto sociale. Non può ambire a vita onesta Accattone, per quanto possa tentare la via più giusta, ma anche più faticosa, del lavoro così come non lo può fare in questo film la signora Mamma Roma, una prostituta che ha deciso di cambiare la vita del figlio Ettore, portandolo dalla campagnola e isolata Guidonia a Roma. Ma non è l'ambiente che fa la persona, non basta trasferirsi da una casetta diroccata in mezzo al nulla a un grande appartamento per diventare qualcuno. L'amara constatazione che mamma Roma fa in una delle sue passeggiate notturne mentre batte i marciapiedi (con carrellate all'indietro di personaggi magnifici che manco Orson Welles), è che lei è nata così e guarda caso sua madre e suo padre erano gente di malaffare e a loro volta i loro padri e le loro madri. In un certo senso lei per prima è conscia che suo figlio, con una madre del genere e senza un padre, sia destinato a soccombere ancora prima di potersi affermare, inghiottito dalla grigia e desolante periferia romana, dove il più di chi vi abita mangia pane e miseria, dove il raggiro e il furto sono all'ordine del giorno. Gli onesti sono quelli che hanno pensato bene di mettere la testa a posto subito sin dalla scuola, d'altronde come ha modo di dire il prete del quartiere in una scena del film "Sul niente si costruisce il niente".
Quello che però distingue un film di Pasolini a un classico neorealista è la valenza religiosa che dà a ogni suo film, sia nell'identificazione delle gesta dei personaggi che a livello iconografico; è cosi che la scena del matrimonio iniziale tra burini (con un grande e sempre fedele Franco Citti) balza subito agli occhi come una Grande Cena vinciana e il figlio a fine film è la rappresentazione del Cristo in un celebre dipinto del Mantegna così come la Magnani è una piangente *******. A questo aggiungiamo che qui la musica è di Vivaldi, in Accattone utilizzava la Passione secondo Matteo di Bach, in un contesto non solo squalificante agli occhi di molti, ma addirittura sacrilego. Perciò non si può esattamente accomunare Pasolini con i vari De Sica, Visconti e Rossellini vari...perchè per il regista romagnolo i reietti della società sono proprio quelli che hanno maggiore possibilità di elevarsi, sono loro i primitivi, i dimenticati, ma forse proprio per questo quelli più veri e meritevoli della discesa dello Spirito Santo in mezzo a loro.