Ciumi 8 / 10 11/02/2010 19:24:37 » Rispondi E’ sempre difficile commentare in poche righe un film di Pasolini - egli che è l’intellettuale (o anti-intellettuale?) che si mischia col volgo. La filosofia diviene irrisoria. Si veda, per esempio, come il corvo narri ai protagonisti, in un linguaggio arcaico e forbito, vecchi aneddoti e massime che i fatti puntualmente contraddicono. E’ la sua una grande allegoria “uccellesca” - non più poesia - sulle sperequazioni sociali e il fallimento dei valori cristiani (ci torna in mente Bunuel), dall’ampio respiro grottesco e surreale, polemicamente immersa nella situazione politica del paese. Si può dire, addirittura, che sia l’invenzione comica di un nuovo genere di racconto. Totò sa essere docile, è bravissimo e riesce bene ad adeguarsi, una “ricca maschera di cera” facile a plasmarsi: forma con Ninetto Davoli una coppia straordinaria. Ma è innanzitutto un film di Pasolini; e come per “La ricotta”, l’epilogo riconduce alla sua poetica della fame: non dunque quella metafisica, ma quella propria dello stomaco vuoto.