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TEOREMA regia di Pier Paolo Pasolini

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elio91     8 / 10  21/01/2011 16:13:30 » Rispondi
Tra i migliori film di Pasolini sotto tutti gli aspetti,dalla critica analisi sulla borghesia all'uso del mezzo cinematografico sempre più legato ad immagini e svuotato di parole. Difatti Teorema è verbalmente ridotto all'osso e per Pasolini non è la prima volta,le immagini parlano da sole.



ATTENZIONE: IL COMMENTO CONTIENE SPOILER

Parlare del pensiero di Pasolini non è semplice per ogni suo film,e in questo suo lavoro abbondano le simbologie e i riferimenti sociali che riguardano ogni ambito della vita,passando anche per la religione. Scandalizzò per la sessualità non tanto esplicita in sé ma per la sua rappresentazione praticamente repressa da parte di tutti i membri della famiglia borghese,compresa la domestica Emilia da considerarsi esclusa però da questo nucleo familiare.
Teorema colpisce non tanto per la critica pasoliniana risaputa sul ceto borghese ma per come il nostro più importante intellettuale attua questa sua analisi in maniera tanto fredda e glaciale da poter addirittura disturbare,spesso in maniera irrazionale e simbolica.
I membri della famiglia così come l'Ospite non hanno alcuna pretesa di sembrare accattivanti e di costruire una storia "normale" sotto un aspetto cinematografico commerciale o canonico,bensì sono scandagliati nelle loro psicologie soltanto per quel che riguarda il loro ruolo sociale; come si evince sin dall'inizio, la riflessione pasoliniana è sulla borghesia sempre più priva di significato in sé stessa,senza obiettivi e senza più alcuna lotta di classe da compiere,con la speranza di poter far assurgere tutta l'umanità nello stesso gradino sociale. Arriva però questo Altro,un nuovo che attira tutti e che tutti penetra in maniera sessuale ed intellettuale senza distinzioni di alcuna sorta (morali,sessuali). La famiglia ritratta sarà sconvolta dal suo arrivo ma ancor di più dalla sua partenza improvvisa,e si troveranno a fare i conti con i cambiamenti radicali da cui deriva la coscienza di sé,della propria individualità: in poche parole del proprio ruolo effettivo non tanto all'interno di una classe sociale ma ragionando sotto un aspetto liberatorio individuale come libero individualmente poteva essere l'Ospite (intellettuale ed angelico,da molti e da Pasolini stesso definito come una sorta di Cristo). La sua mancanza genere un buco nero che risucchia nella follia di nuovi ruoli,questa volta completamente inadeguati,tutti i membri della famiglia con le dovute eccezioni. C'è chi cerca un brivido erotico simile accontentandosi di simulacri dell'Ospite,chi soffre diventando artista riducendosi come un poveraccio folle e disperato,chi diventa davvero chiuso in sé stesso entrando in uno stato catatonico...
Differente invece il ruolo di Emilia perché non facente parte della famiglia; pur subendo il fascino dell'ospite (è la prima a concedersi a lui) a lei è dovuta una ricerca giusta del proprio posto individuale e si tufferà all'interno della religione nell'attesa di un ritorno che non ci sarà mai; ma a quel punto non avrà più bisogno di un altro,del famigerato Ospite...

Il film spesso è lento per ciò che racconta ma è pur sempre essenziale in ogni sua componente,glaciale ed estraniante al punto giusto con ottimi tocchi da maestro da parte di Pasolini. Le frequenti visioni di un deserto di polvere che poi culminano nel finale sono giuste frammentazioni di una narrazione che non ha motivo di procedere spedita e si prende i suoi tempi. Queste visioni culminano tra l'altro nel finale sconvolgente e in un urlo (straziante,liberatorio chissà) con cui la pellicola può concludersi lasciando scossi come mai Pasolini era riuscito a fare fino a Teorema.