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999-9999 regia di Peter Manus

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Ciaby     4 / 10  11/07/2010 15:30:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La Thailandia è uno dei paesi più interessanti dal punto di vista cinematografico dell'intero globo. Capace sia di produrre immensi capolavori (si pensi al cinema d'autore di grandi come Pen-Ek Ratanaruang o Apichatpong Weerasethakul, a film surreali come l'indimenticabile "Citizen Dog", ma anche agli horror spaventosi e inventivi come "Shutter", "4bia", "Alone, "Sick Nurses", il recente "Meat Grinder" e molti altri), così come di nefaste ******. Spesso quest'ultime sono horror che tentano di imitare gli horror connazionali ad alto budget e decisamente più riusciti, o peggio di imitare gli horror americani o giapponesi.

Uno di questi è, sfrotunatamente, "999-9999", un film veramente deludente nonostante sia stato realizzato nel 2002, quando la new-wave thai stava già iniziando a portare film di paura molto interessanti (ma anche prima: è infatti del 1998 il pregevole "303 Fear Faith Revenge", che lanciò la superstar Ananda Everingham). Eppure è un film indifendibile.

Parte benissimo. Un incipit molto inquietante che lascia presagire un ottimo sviluppo, eppure Manus non sa più che pesci pigliare e preferisce soffermarsi su stereotipi giovanili (l'obeso non accettato, lo stupidotto che adora le macchine, il cazzotto, la ragazza misteriosa e affascinante, la vamp, la ragazza timidina appassionata di scienza), ricalcando gli slasher americani anni '90.

Così com'era avvenuto in Corea con film come "Bloody Beach" o "The Record", anche in "999-9999" si hanno palesi riferimenti a "Scream", "Final Destination" e "So Cos'Hai Fatto", tutto in salsa "Ringu", con un pizzico di sovrannaturale.
Ma non basta: ci sono anche un bel po' di elementi da black-comedy e di melò romantico. Oddio.

La storia, che seppur derivativa poteva essere interessante, viene portata avanti con poca convinzione: proprio come negli slasher americani (tranne "Scream"), manca la suspense, la tensione (e di certo non aiuta l'oscena e saturatissima fotografia), e tutto viene affondato in scene splatter che paiono voler accontentare gli amanti del budello e mostrare quanto sono buoni gli effetti speciali.

I personaggi sono irritanti (il protagonista meriterebbe di morire dopo la prima inquadratura in cui appare) e recitati da attori inetti, che si beccano tutto l'odio dello spettatore, che ben presto passa dalla parte del male.

Un horror brutto, ma proprio brutto, che trova l'unica consolazione negli originali e inventivi omicidi e che osa persino sfruttare nei momenti romantici una canzone splendida come "Roads" dei Portishead, mandata in loop prima che la bellissima voce di Beth Gibbons possa entrare nel campo. Bah.