caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE (1951) regia di Clyde Geronimi, Wilfred Jackson

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
julian     9 / 10  04/03/2010 02:53:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il capolavoro visionario per eccellenza.
Senza perdersi in inutili paragoni con remake o reinterpretazioni odierne provenienti da altre culture, siamo di fronte ad una delle più grandi e azzardate produzioni del genio Disney, capace di trasportare su pellicola l'infilmabile viaggio allucinogeno di Carroll, spaccandolo per giunta in due livelli: uno, fatto di colori e stramberie, che colpisca i bambini, l'altro, composto da rimandi e metafore, che affascini e avvinca gli adulti.
Senza porsi troppi perchè che andrebbero a diradare la perfetta aria di nonsenso di cui la storia è ricoperta, una cosa appare certa: che, a grandi linee, il mondo fatato di Alice è la perfetta controparte dell'Inghilterra vittoriana appena osservabile ad inizio film: un posto senza legge nè ordine dove la stranezza non fa eccezione, all'opposto della rigorosità piatta e omologatrice di una civiltà scientista la quale, con le sue ferree regole ordinatrici, mortifica la fantasia e il genio della diversità.
Significati metaforici avranno anche le continue trasformazioni fisiche di Alice (in rappresentanza, più probabilmente, di cambiamenti psicologici) come quelli iniziali di fronte alla porta che dà accesso al paese delle meraviglie, troppo ridotta per consentire a un "grande", incapace di immaginare, di passare; ancora il momento del tè, sacro pasto pomeridiano inglese, ridicolizzato dai tre personaggi più esplosivi del film i quali, intontiti o sovraeccitati, come sotto l'effetto di alcool per non dire altro, celebrano il non compleanno, ironica freccia alle convenzioni festive e tradizioni varie, in un tripudio di tazze volanti e ceramiche infrante che si risolve in una baraonda generale totalmente lontana dal bon ton richiesto da tale "cerimonia".
Personaggi assolutamente fenomenali: dall'ermetico stregatto, ineguagliabile esempio di figura secondaria che prende il sopravvento con poche enigmatiche comparse, ambiguo nei gesti e nelle parole -tuttora non si capisce se sia positivo o negativo, con quel sorriso sornione- alla regina di cuori con il suo esercito di fanti, in rappresentanza di un disorganizzato potere costituito, in preda a raptus di follia che porta a decisioni insensate e ingiustificate, dal coniglio che porta fretta al brucaliffo fattone, da capitan Libeccio e la spettacolare maratonda ai terribili fiori, evidentissimo richiamo all'alta borghesia ben agghindata e fatta di apparenza.
Ho visto questo classico per la prima volta qualche settimana fa... allucinante, uno spettacolo senza tempo.
Non posso trattenermi dal mettere 9, pur se diedi a tutti gli altri mitici Disney 8 a suo tempo, ma vabbè... se lo merita pieno.

Vedi recensione