kowalsky 7 / 10 12/12/2009 01:49:05 » Rispondi Un buon film di Ken Loach. Di questi tempi, visti i suoi alti ("In questo mondo libero") e bassi ("sweet sixteen") della sua filmografia più recente, è ancora una buona notizia. Un crocevia tra Riff raff, Full Monty e febbre a 90° (film, e bestseller calcistico di Nick Hornby) in equilibrio quasi perfetto tra commedia e dramma. Ma non è per quanto ne dicano i critici europei il suo "capolavoro della maturità". Se il personaggio di Eric è un prototipo del cinema sociale di Loach, sollecitare questo antieroe gogoliano all'inglese a riscattarsi significa tradire la sua rabbia sfociando in un naturale, godibile ma rischioso "buonismo". La presenza di Eric Cantona, ex-idolo delle folle di Manchester, in un ruolo squisitamente autoironico, rischia di diventare pedante e stucchevole. L'alter-ego che dispensa pillole di saggezza dalla prima all'ultima immagine finisce per appesantire la storia e diventare un pò la parodia del nostro immaginario (e di quello del protagonista soprattutto). Lo spunto di Loach, giustamente (?) liberato della sua antica rabbia nichilista, è un pò lo sguardo fanciullesco e moralizzante del "debole che combatte la legge del più forte". Una teoria francamente ingenua nella sua prevedibilità. Intendiamoci, il film è davvero gradevole, nonostante le sue forzature e qualche momento di stanca nella prima parte, ma lascia perplesso questo bisogno costante e anche "spirituale" di liberare i propri guai attraverso una combriccola di amici (miei) così opprimenti da recitare il ruolo di "badanti". Ovviamente il punto di forza di Loach è ancora la descrizione di questa piccola/grande comunità, con i meccanismi coniugali e cameratisti atti a sconfiggere anche il cosiddetto germe del "male" (quasi inevitabile nella sua esistenza/resistenza). Ma l'intuizione migliore è sicuramente l'epilogo à la Point Break. Nel suo aplomb farsesco il regista occulta tutta la sua tensione sociale un pochetto fatalista rimarcando soprattutto la "forza dell'unione". Piuttosto singolare e accattivante, fornirsi di youtube per mettere alla berlina la coercizione imperante
strange_river 17/12/2009 16:51:30 » Rispondi Sai cosa apprezzo (anche) di Loach? Che nei suoi film racconta in maniera del tutto naturale della gente normale, lavoratori o comunque gente cosiddetta umile. Riesce a fotografare esattamente modi di fare, atmosfere di luoghi di lavoro, scampoli di vita quotidiana così come sono realmente e come li racconterebbe chi li vive realmente. Non c'è artificio, insomma, o voler a tuti i costi dipingere "secondo schemi" (fastidiosissimi) qualcosa che non si conosce, tant'è che i suoi attori non sono nemmeno riconoscibili come tali.