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NON E' ANCORA DOMANI (LA PIVELLINA) regia di Tizza Covi, Rainer Frimmel

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Crimson     8 / 10  03/08/2009 15:15:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il degrado della periferia nord-est di Roma (San Basilio) vista dal suo interno con garbo e naturalezza. Un film girato con pochissimi mezzi, semplicissimo, in grado di far sorridere e riflettere.
Un'attrice di strada trova una bimba di due anni in un parco, in tasca un bigliettino misero. L'accoglie, la nutre, stravolge la sua vita già di per sè difficoltosa per prendersene cura. Ma non bada a tutto ciò, il suo impegno è totalmente devoto, quasi si fossero rovesciati i ruoli di chi è la 'sconosciuta' e chi la 'madre'. Tutto il circondario tra le roulotte di San Basilio accolgono la piccola Asia come una grande famiglia (su tutti menzione speciale per Tairo Caroli che si ritaglia un personaggio esilarante). Ma la favola dolcissima nasconde qualcosa di tremendamente reale che piomba come una mazzata in un finale struggente.
Crimson  03/05/2012 15:08:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
agosto 2011

Abbiamo rivisto La pivellina di Tizza Covi e Rainer Frimmel, i due fratelli Dardenne italo-austriaci.

Avevo assistito alla proiezione di questo film durante una rassegna relativa al festival di Cannes nel 2009 e me n’ero innamorato subito.

Quando sono stato a Vienna nel marzo dell’anno successivo, un giorno mentre giravo per la città ho scorto una piccola sala che lo proiettava.

Successivamente, mentre riscuoteva successo tra i più svariati festival in giro per il mondo, avevo provato a cercarlo, inutilmente, anche dopo il passaggio nei nostri cinema nel maggio del 2010.

Nel gennaio del 2011 la Feltrinelli ha curato un’edizione speciale: 2 DVD e un libricino interno. Tutto molto ben curato e ricco di extra. C’è anche il primo vero lavoro di questi due cineasti, Babooska, un docufilm che vedremo presto.

De La Pivellina (in Italia distribuito con un titolo alternativo, Non è ancora domani) mi piace com’è descritta la “compressione della scelta” che grava su Patti e Walter. Perdono qualcosa indipendentemente dalla loro decisione. Se denunciano, rischiano. Se tengono la bambina, è un onere a cui non possono far fronte con le proprie risorse.
Tairo rievoca la sua infanzia e per questo è ancora più legato alla bambina di quanto possa esserlo ciascuno di noi.
Mi piace la sensibilità dei tre personaggi principali verso Asia e verso la vita. La solidarietà del piccolo mondo circostante in cui essi vivono realmente.
E per Asia, qual è la scelta che la tuteli maggiormente?
Ancora una volta madri che non sanno fare le madri, padri sconosciuti e sicuramente lontani, distanti, senza volto. Bugie e noncuranza. L’incapacità di riconoscere nel figlio la fonte di un riscatto personale piuttosto che un peso. L’incapacità di identificarsi in lui in una prospettiva positiva e di ricchezza, di considerarlo come un’escrescenza del proprio Sé, e non un corpo a parte.
Il finale è aperto ma ci indica che sicuramente la madre non arriverà mai.
In Patti si insinua la consapevolezza che le difficoltà devono ancora cominciare. Proviamo un’immedesimazione e una commozione difficile da spiegare. La poesia che ci hanno regalato questi due giovani cineasti è rara. Grazie. Aspettiamo con ansia la prossima fatica.
Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  28/02/2012 23:03:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
quale sarebbe il finale struggente??