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LA DOPPIA ORA regia di Giuseppe Capotondi

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hcrost     6½ / 10  12/12/2009 15:31:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come accade in tutti i film “costruiti a blocchi”, alla dado di Rubik, dove il bello sta più nel lasciarsi andare al lungo caos di tasselli colorati che non nel breve istante in cui ci si arresta ad ammirare il cubo ricomposto, anche ne “La doppia ora” è preferibile forse non lasciarsi prendere troppo dagli accadimenti cui si assiste, magari per evitare il rischio di perdersi tra complicati parallelismi universo/temporali e forse anche per risparmiarsi, nel caso si fosse un po’deboli in logica, un “fuori giri” in folle delle proprie meningi nel tentativo di rincorrere un sovrabbondante succedersi di cose in apparente, rapido, dispettoso movimento.
Guido e Sonia s’inseguono fantasmaticamente, enigmaticamente, tra ipnotici illusionismi, trucchi onirici, capriole nel tempo, e non mancano lungo tutto il film (questo è indubbiamente il suo punto di forza) le occasioni di saltare sulla poltrona come si fosse davanti a un film di Hitchcock, grazie ad un montaggio e ad una fotografia noir che rendono spesso l’atmosfera vibrante e compulsiva. Dopo la bella scena iniziale del club privè (che a livello emotivo può in qualche modo rimandare agli ampi saloni di ’”Eyes Wide Shot”), ad ogni “stargate” incontrato, battuto dalla doppia ora di un qualche orologio, si viene catapultati in qualche doppio possibile, ipotizzabile, imprevedibile, fino ad una ricostruzione finale che, pur non perfettamente levigata come il solitario di Rubik, non va a discapito di un climax complessivamente efficace, migliorabile forse con alcuni dettagli come le scelte musicali non proprio azzeccatissime.
Timi si conferma campione di recitazione. Accanto a lui una pur brava Rappoport resta invece più anonima e sfuggevole, meno incisiva del protagonista maschile.