kowalsky 7 / 10 03/01/2010 23:51:21 » Rispondi C'è qualcosa di questo film (i primi 40 minuti) che arriva a smuovere le nostre coscienze e a far emergere i (necessari) rimorsi collettivi, e questo è davvero importante. Molto più importante, oserei dire, del buon samaritano affetto da un'improvvisa crisi di identità, un tardivo affetto paterno, che arriva a regalare un costoso anello del suo matrimonio naufragato a uno sconosciuto. E' inutile menarla tanto, la realtà non è (più) così. Se il regista avesse voluto osare - come nella prima parte del film - non avrebbe ammiccato più di tanto a toccare le corde emotive (non implosive) dello spettatore. La sceneggiatura è perfetta per un film capace di dosare il giusto impatto sociale con una storia delicata e commovente, ma io preferisco vergognarmi di me stesso per le fughe dei profughi coperti di sacchetti di plastica piuttosto che intenerirmi per l'ospitalità conviviale data a un ragazzo curdo. Non voglio essere più pessimista del solìto, però l'esistenza di un personaggio come quello di Lindon sembra un bel ritratto del buon senso che abbiamo perso per strada. E allora, questo rassicurante titolo, "Welcome" (alias benvenuti) diventa un furbo escamotage del regista per dirci che no, non siamo tutti uguali e neanche gli immigrati lo sono (può essere credibile un 17enne che cerca Lamerica in Inghilterra ma solo per ritrovare la sua amata?). Un film impeccabile, amaro, persino molto bello a tratti, che sembra consumare la sua amarezza (o cattiveria) in un bonario gioco di illusioni dove l'affetto e l'altruismo (condivisibilissimi) sembrano prevalere su tutto. E accidenti la piega iniziale era quella giusta: ma non come i Dardenne, il miglior Loach persino l'ultimo Costa Gavras hanno cercato di fare: una ferita sempre aperta, la poesia di un fallimento che non ha neanche l'alibi affettivo come risorsa e speranza. Altrimenti si rischia di sentirsi perduti, un pò confusi, davanti a questa gradevole misuratezza che ci fa dimenticare tutto, anche i sacchetti di plastica. Resta soltanto/soprattutto il grande mare della Manica a dominare la speranza di un primatista/campione precario