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RED E TOBY regia di Art Stevens, Ted Berman, Richard Rich

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Dom Cobb     9 / 10  12/07/2012 19:08:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Inizio anni '80. Dopo la morte di Walt Disney, l'impero da lui creato si avvia a una lenta decadenza che, circa vent'anni dopo la scomparsa del grande genio della settima arte, raggiunge il suo apice, per poi rinascere negli anni '90. Questo è quello che si dice in giro e questo è ciò che ci vogliono far credere; eppure, guardando il cartone animato di cui scrivo la recensione, tale affermazione è tutto fuorché vera. Red e Tpby segna, insieme al seguente Taron e la pentola magica, un punto di svolta nella storia della factory del topo: lentamente ma inesorabilmente, la vecchia generazione di animatori, capeggiati da ciò che resta dei Nine Old Men (capi animatori Frank Thomas e Ollie Johnston e produttore Wolfgang Reitherman), cede il passo agli aspiranti novellini che hanno addestrato nella precedente decade. Questo fatto produce due non trascurabili conseguenze che si ripercuotono sul risultato finale, che non esito a definire eccelso: la prima è un'azzeccatissima atmosfera malinconica che permane per tutta la durata della pellicola, perfino nei momenti più spensierati, insieme a una forte carica drammatica, scandita già dai loghi di apertura, immersi in un silenzio tombale, come a voler comunicare un estremo, triste saluto; la seconda è da vedere nell'intera vicenda raccontata nel film, che, oltre a delicati temi come i rapporti razziali, affronta anche quello dei vecchi che vengono sostituiti dai giovani


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In altre parole, la Disney trasmette su pellicola ciò che sta succedendo in quei tempi al suo interno, con la vecchia generazione che si congeda a favore degli animatori nuovi. Ed è soprattutto questo a dare allo spettacolo un sapore dolceamaro a fine visione, ci dà la sensazione che sia appena finito qualcosa che non tornerà più. La Disney compie un omaggio a sé stessa, un augurio alla nuova generazione che ha soppiantato la vecchia. Da tutto ciò non poteva venire fuori che un'opera struggente, memorabile, indimenticabile ed ingiustamente sottovalutata ed ignorata.
Dom Cobb  24/10/2014 00:28:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un cucciolo di volpe rimasto orfano viene adottato da una vedova proprio mentre il di lei vicino, un cacciatore, porta a casa un cucciolo di cane da caccia con l'intenzione di addestrarlo. I due animaletti non ci metteranno molto ad incontrarsi e a fare amicizia, ma ad ostacolarli vi è la loro natura di predatore e preda...


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Con l'aprirsi degli anni ottanta, continua inesorabile il graduale ritiro della prima generazione di animatori, che stavolta non vanno oltre la creazione delle prime bozze e lasciano ai loro allievi il compito di dare vita e anima alla storia. Nonostante i travagli subiti durante la produzione, su tutti l'abbandono dell'animatore Don Bluth che, insieme ad altri, fonderà uno studio tutto suo dichiarando che la Disney "ha perso la sua magia", il prodotto finale è ancora sorprendentemente intenso e solido.
L'animazione rappresenta un lieve cambio di direzione rispetto agli anni precedenti: l'evoluzione della tecnica xerografica permette il ritorno a uno stile più vicino a quello "morbido" dei primi classici, e l'animazione stessa risulta meno matitosa del solito. Layout e sfondi tornano a un approccio più classico, con pesanti influenze da Bambi.
Questo perché simile è anche la storia raccontata: per la prima volta dal lontano 1942, quando le peripezie del famoso cervo apparvero sul grande schermo, la Disney sceglie di adattare una storia senza un cattivo vero e nella quale la parola chiave è emozione. Tutto il film ruota sul rapporto di amicizia fra i due protagonisti, che solleva una serie di affascinanti tematiche.
E' vero che in certi frangenti si fa strada una riflessione sui vecchi che vengono sostituiti dai giovani,


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e che, dunque, la Disney trasmette su pellicola ciò che sta succedendo in quei tempi al suo interno, con la vecchia generazione che si congeda a favore degli animatori nuovi. Ma accanto ad essa emerge, più marcato, un discorso di polemica sui pregiudizi razziali e sulle talvolta insensate convenzioni sulle quali si basa la nostra società.
Tutto ciò comporta un impianto narrativo fortemente drammatico, dove i tentativi di far commedia, seppur presenti, sono decisamente più blandi


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e in cui traspare, per tutta la durata, un suggestivo velo di malinconia che dona al tutto un'atmosfera vagamente triste perfino nei momenti più spensierati.


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Ciò si ottiene anche grazie a personaggi che funzionano, in specie i protagonisti, anche se pure un paio di comprimari si fanno ricordare (il gufo, sorta di figura materna).
Naturalmente, Red e Toby non è un film perfetto, e i difetti in questo caso vanno ricercati in una prima parte un po' troppo zuccherosa e che da spazio a canzoncine orecchiabili ma non necessarie, nonché ad alcuni passaggi sì intensi, ma senza dubbio migliorabili.


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Bene o male come è successo con Bambi, è la seconda parte che preferisco, e senza dubbio è anche quella più coinvolgente e dove la storia si fa più emozionante, in particolare nella lunga scena di caccia finale, che soddisfa ampiamente le aspettative. Al tutto si accompagna una efficace colonna sonora, che sottolinea in modo adeguato i toni delle varie sequenze.
In conclusione, forse Red e Toby non è fra i migliori ad essere usciti dalla premiata factory del topo, ma ciò non toglie che sia ampiamente sottovalutata, e andrebbe riscoperta soprattutto per la validità dei messaggi che veicola.
VOTO: 8