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OLIVER E COMPANY regia di George Scribner

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Dom Cobb     9 / 10  04/06/2012 20:21:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un semi-capolavoro, questo Oliver e Company: nonostante non tutto sia perfetto (una decina di minuti in più, se non altro per approfondire i rapporti fra i personaggi, non avrebbe guastato), solo le canzoni costituiscono un motivo valido per la visione. Le animazioni sono semplici, forse un po' rozze, ma pregievoli, e costituiscono un altro punto a favore del film, insieme ai vari comprimari che rubano spesso la scena al (troppo) tenero protagonista, e fra questi spiccano il terrier Dodger, autentico mattatore del film, e il bieco villain Sykes, forse non dei migliori, ma senza dubbio* efficace. Come dicevo, non un capolavoro, ma da ricordare, disneyano al 100%.


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Dom Cobb  25/10/2014 20:53:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' una favola la vita a New York City...non per Oliver, gattino orfano che si ritrova per le strade della Grande Mela solo e senza nessuno che si prenda cura di lui. Le cose cambiano quando, in seguito all'incontro con il furbo randagio Dodger, entra a far parte di una banda di cani dediti al furto per il loro padrone, il senzatetto Fagin: questi ha tre giorni di tempo per saldare un debito con un losco gangster...
Oliver e Company rappresenta l'ultimo lungometraggio del cosiddetto periodo Xerox, e anche l'ultimo prima dell'esplosione avvenuta solo un anno dopo con La sirenetta; come tale, esso incorpora tutti gli elementi tipici dei prodotti Disney degli ultimi vent'anni. Si potrebbe dire che, come con Basil, qui si giochi sul sicuro, ma ci sono alcuni non trascurabili aspetti che rendono questo classico diverso dal precedente.
Allo stesso modo de La carica dei 101 e Le avventure di Bianca e Bernie, Oliver è caratterizzato da un'ambientazione contemporanea, ma la differenza con il passato è che qui il periodo in cui fu prodotto lascia maggiormente il segno, già a partire dallo stile visivo: certo, layout e sfondi restano sempre quelli, intenzionalmente semplici e scarni e proprio per questo più adatti a un simile contesto, ma nonostante ciò si respira fin dall'inizio un'aria inequivocabilmente anni '80, merito di un approccio più ancorato alla realtà del solito. Anche se non si è mai stati a New York, resta la certezza che è stata raffigurata in modo senza dubbio molto fedele.


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Affascinante anche il modo in cui viene utilizzato il computer, in maniera più intensiva rispetto a Basil e ugualmente aggraziata.
Per quanto riguarda il lato contenutistico, ossia storia e personaggi, diciamo che sono quel tipo di storia e personaggi che non sono il massimo, ma stranamente non importa. Ad essere totalmente onesto, fino a pochi anni fa non avevo la più pallida idea che Oliver fosse l'adattamento dell'Oliver Twist di Charles Dickens, e in effetti è molto difficile notarlo senza saperlo prima, dato che i collegamenti fra libro e film sono così labili da essere quasi inesistenti. Restano solo i nomi di un paio di figure, ma per il resto lo svolgimento della trama ha ben poca somiglianza con gli accadimenti dell'opera letteraria. E' un problema? Forse solo per i puristi, perché io, ora che lo so, il film continuo a godermelo come se niente fosse. E forse anche per quelli che ad ogni nuova uscita della Disney si aspettano un nuovo Biancaneve, nel senso di un nuovo prodotto tecnicamente e narrativamente impeccabile. Perché comunque, per quanto il film in sé sia davvero godibile, la storia non è narrata in modo perfetto, né i personaggi stessi sono al livello di molte figure disneyane che seguiranno.
In poche parole, il problema principale di Oliver è che soffre di una narrazione troppo veloce nella parte finale, e involontariamente ne risente un po' tutto il cast.


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Ciò non toglie, in ogni caso, che i personaggi abbiano tutti il loro fascino, primo fra tutti Dodger, il più cool, il più "dandy" comprimario mai partorito dalla factory e sicuramente in grado di rivaleggiare con molte altre spalle che seguiranno, con la voce del cantante Billy Joel in originale e in italiano caratterizzato dalla simpatica parlantina di Claudio "John Travolta" Sorrentino. E' lui a reggere la baracca di gran parte del film, anche se pure gli altri fanno la loro figura: è impossibile non provare un minimo di tenerezza per Oliver o per il senzatetto Fagin, brillantemente animato nelle sue esilaranti pose, e anche il losco Sykes è un cattivo niente male, anche se non il migliore, sebbene i due dobermann che gli fanno la spalla siano un po' sottosfruttati. E la storia, fino al punto indicato sopra, si prende comunque il suo tempo, bilanciando abbastanza bene commedia, sentimentalismo, dramma e, nel roboante finale, azione degna di un poliziesco.
Ma energia viene conferita al film soprattutto dalla colonna sonora, mai come prima figlia del suo tempo, firmata J. A. C. Redford. Cinque sono le canzoni che accompagnano la storia, anche se solo due di loro meritano davvero,


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mentre le altre non lasciano un'impressione duratura, anche se solo una è davvero da saltare.
Oliver e Company era un banco di prova per la produzione di altri classici nello stile musical, e per essere solo questo funziona davvero molto bene, grazie anche al modo in cui riesce a conciliare un approccio moderno con il vecchio spirito disneyano, che trasuda da ogni singolo fotogramma. Non è perfetto, e forse con qualche ritocco sarebbe potuto essere davvero un grande film, ma anche così soddisfa pienamente le aspettative.
VOTO: 8