Dom Cobb 9 / 10 16/01/2019 20:07:51 » Rispondi Negli anni della Grande Guerra, due opportunisti, uno romano, l'altro lombardo, fanno di tutto pur di evitare di finire in prima linea e invischiati nei combattimenti in trincea. A dispetto dei loro tentativi, la sorte li metterà a dura prova fino al duro, tragico finale... L'indiscusso capolavoro di Mario Monicelli e, senza dubbio, uno dei pilastri della "commedia all'italiana", è senza dubbio questo apparentemente atipico kolossal ambientato negli anni della Prima Guerra Mondiale. Un trionfo di pubblico e critica che ancora oggi continua ad essere giustamente riverito, comunque non è mai stato nella lista dei miei preferiti, anche se per ragioni di puro gusto personale. Per molti aspetti, ritengo non sia del tutto esatto inserire il film nel filone della commedia come molti tendono a fare: da una parte, infatti, abbiamo un immenso dispiego di mezzi, un esercito di comparse, un impiego mastodontico di effetti speciali e l'uso del formato panoramico, l'unico tassello della filmografia di Fellini in tal senso mi pare. La mano del produttore De Laurentiis, che in quegli anni si era imposto insieme al collega Carlo Ponti nel ramo delle grandi produzioni di ampio respiro, si sente eccome e molte sequenze di battaglia sono alla pari di quanto all'epoca veniva realizzato in quel di Hollywood.
Un intero piano sequenza delle linee italiane e austro-ungariche impegnate nella battaglia sembra uscito dritto dritto da "Orizzonti di gloria" di Kubrick.
Dall'altra, è vero che la vicenda è arricchita da numerosi intermezzi divertenti, per lo più cortesia dell'estro comico dell'accoppiata Gassman-Sordi qui entrambi al loro meglio e di numerosi guizzi di sceneggiatura, ad opera del duo Age-Scarpelli e di Luciano Vincenzoni, futuro collaboratore di Sergio Leone; ma a mio parere la commedia fa più da contorno a quella che è, a tutti gli effetti, una vicenda drammatica di guerra e dietro a molte delle risate risiedono commenti neanche tanto velati sull'inettitudine di una certa classe ufficiale, sulla pretenziosità ideologica che ha portato a tante morti assurde e l'animo semplice e fondamentalmente colmo di pecche di soldati impegnati più a sopravvivere che a dar fondo al loro spirito patriottico. Questi soldati, rappresentati dai due protagonisti, altro non sono che persone, rimaste impigliate in eventi di cui non comprendono le ragioni, intente a combattere per cause che non capiscono e di cui non gli importa nulla. Tutte tematiche che all'epoca devono essere state ancora scottanti. E' proprio su quest'ultimo aspetto che, fra l'impianto spettacolare da megaproduzione e il genere atipico, si fa sentire la presenza di Monicelli dietro la macchina da presa: nella trattazione diretta e potente di due individui, nelle loro tribolazioni, nel loro costante battibeccare e nel loro rapporto nemici-amici, emergono la filosofia e le tematiche tanto care al regista, dove sono i piccoli momenti fra una battuta e l'altra e fra una battaglia e l'altra a fare la differenza.
La scena migliore è forse quella in cui i due soldati, mandati in avanscoperta, fanno una pausa e si mettono a guardare le nuvole, descrivendo le forme che assumono di volta in volta.
Tutto questo, oltre a un finale che è un autentico pugno nello stomaco, contribuisce a rendere il film il capolavoro che è, al netto di qualche lungaggine inutile,
Il personaggio della Mangano l'avrei tagliato senza pensarci due volte, contando che aggiunge poco o nulla.
che rallenta un po' il ritmo nella parte centrale. Mentirei se dicessi che si tratta di un film che mi va di vedere spesso: per indole sono più portato all'intrattenimento duro e puro, ma anche così so comunque riconoscere e apprezzare la grandezza di un film che ha scritto la storia del Cinema e continua a farlo ancora oggi. Non sarà il mio preferito, ma di Monicelli lo ritengo senz'altro il migliore.