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LA GRANDE GUERRA regia di Mario Monicelli

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jack_torrence     7 / 10  19/10/2010 12:46:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non riesco a considerare un capolavoro questo film per molti versi epocale e per molti versi memorabile.
L'intento antiretorico è molto apprezzabile (se si considera l'epoca), così come la bravura di Sordi e Gassman, come la direzione dell'affresco corale, che sa restituire il ritratto di un'Italia "che non c'è più" (ma che c'era all'epoca; mi son chiesto se Pasolini apprezzasse il film e temo di no - ma posso sbagliarmi).
Però non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che ci sia tanta furbizia in questo film. A partire dall'idea di virare il drammatico (anzi il tragico) in comico, salvo poi condensare e precipitare la tragedia nel finale.
Se la guerra è descritta per quell'orrendo massacro assurdo e insensato che è (specie la prima guerra mondiale), e riesce persino a tradursi a tratti in metafora della condizione umana, tuttavia Monicelli non ha a mio avviso mai davvero eliminato la retorica. Probabilmente ha eliminato quella più immediatamente di facciata (che risulterebbe oggi tronfia e insopportabile): ma c'è - specie nell'eccellente finale - più che un'ombra di patriottismo (che stride con le pretese universali del film).

In un film che vuole essere anche molto realistico, e cioè non trasfigura la guerra con la genialità di un Chaplin, gli accenti comici distorcono la sostanza tragica senza appunto farci vivere alcuna angoscia "sotto altra luce". Sembra quasi che il film non si svolga al fronte, durante una guerra, ma presso qualche caserma tra commilitoni. Ed è in fondo quello su cui gli sceneggiatori puntavano: non avrebbero ottenuto il successo di pubblico che hanno conseguito, se non avessero portato in trincea le macchiette-specchio in cui far riconoscere (e sorridere di sé) il pubblico (senza peraltro l'acredine tipica di altri film della commedia italiana, anche di Monicelli).

Eppure la guerra non può essere descritta, se si sceglie un registro fondamentalmente realista, senza dolore e tormento, silenzio e angoscia.
Penso alle trincee di "Orizzonti di gloria", film di un anno prima, e mi chiedo quanto stiano in piedi quelle immaginate da Age, Scarpelli e Monicelli.
dobel  19/10/2010 14:30:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se posso permettermi, penso che il tono da commedia voglia in qualche modo trasfigurare i personaggi ed inserirli in una tradizione di genere tipica del teatro e del cinema italiano. 'La grande guerra' di Monicelli non è e non vuole essere un film universale (a differenza di 'Orizzonti di gloria'), bensì un film tipicamente italiano. Si sente già l'eco di 'Amici miei', in questa pellicola, e questo la rende straordinaria. Parlare della guerra in modo così dissacratorio per poi precipitare tutto in un colpo nella tragedia finale è in linea con la poetica di Monicelli, di Gassman e di Sordi... Hai ragione, c'è della retorica in tutto questo... ma perché non concedercela ogni tanto! Dopo tutto stiamo parlando della 'Grande Guerra', l'ultimo conflitto risorgimentale, il conflitto in cui ancora la maggior parte della nazione credeva... nulla di più retorico dei 'ragazzi del '99'... Credo che la riuscita piena del film stia proprio nell'aver saputo coniugare tutti questi sentimenti in quella che possiamo considerare, sino a dieci minuti dalla fine, una classica 'Commedia all'italiana'.
Non ricordo che voto ho dato, ma 7 mi sembra veramente troppo poco, anche se rispetto le tue motivazioni.
jack_torrence  19/10/2010 15:07:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Son molto d'accordo con le cose che dici, e sono consapevole di essere in netta minoranza con la mia opinione su questo film (che gode dell'aura di "capolavoro" attribuitagli da critica e pubblico, concordi). Tuttavia 7 per me non è un voto basso in generale, per me questo non è un film da 8... Può essere che in futuro rivedrò il mio parere.
Il limite maggiore che ho individuato non sta nelle scorie di retorica che il film a mio giudizio mantiene, ma nel registro scelto, secondo me un po' penalizzante (ma non al punto da dare al film un voto inferiore al 7!): che è un registro fondamentalmente realistico. Prima di essere commedia, è un film realistico. E l'incongruenza (non vorrei dire inverosimiglianza, perché mi sembra di essere troppo severo) di questo realismo con quella che presumo essere il contesto reale (e storico) descritto, rappresenta a mio giudizio il limite dell'opera.
Un'osservazione, questa mia, che per me evidentemente precede - nel giudizio di valore - quelle di natura cinematografica che hai espresso tu, che come ho scritto mi trovano d'accordo.