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IL SORPASSO regia di Dino Risi

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     9 / 10  04/04/2011 04:00:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il sorpasso, l'ostentazione della superiorità al volante, si fa simbolo della spacconeria di un'Italia tronfia e piena di sé, di un'Italia che ancora in ginocchio dai postumi della guerra preferisce godere dell'illusorio benessere del miracolo economico piuttosto che rimboccarsi le maniche, di un'Italia che sopraffatta dal mito della velocità corre all'impazzata verso una meta ignota e deliberatamente ignorata, incurante dei rischi e delle conseguenze delle proprie azioni. Quello di Dino Risi, non dimentico della lezione del Neorealismo poi ripresa da Pasolini (alcune scene riportano alla mente quell'inimitabile stile) è uno dei ritratti nazionali più memorabili del nostro cinema, uno spaccato pessimistico che con incredibile accuratezza e realismo si rivela capace di cogliere i vizi e le debolezze di un paese colto nelle sue sfaccettature sociali: c'è il proletariato operaio e contadino, c'è la media borghesia lavoratrice dei piccoli proprietari terrieri, ed infine anche l'alta borghesia, boriosa e arrivista, dei commercianti e degli imprenditori arricchiti. Una società dedita alla vita facile (non per niente il titolo internazionale del film è The Easy Life) che fa di tutto per autoconvincersi di vivere il proprio sogno americano "in scala ridotta" e se ne compiace parlando in inglese maccheronico e coltivando il culto "on the road" con cui la beat generation aveva estasiato il mondo (viene difficile pensare che sia stato un film italiano ad ispirare il capostipite dei road movies Easy Rider).
Gassman è il tipico istrione della commedia all'italiana, che nasconde dietro alla sicumera e all'esuberanza il fallimento di una vita, Trintignant il giovane timido ed insicuro che presta fede ad una scala di valori in cui però nell'inconscio finisce per non riconoscersi: una coppia perfetta, due poli di una calamita che in quanto così diversi da risultare quasi opposti non possono che finire con l'attrarsi a vicenda. Risi ne segue le peripezie sempre all'insegna della risata, trascinando i propri spettatori - e prendendosene celatamente gioco - in una vicenda che scena dopo scena scatena più il sorriso che la riflessione. Poi, tagliente come una lama, improvviso come un fulmine a ciel sereno, ecco arrivare l'ultimo sorpasso, l'atto finale della sconsiderata corsa del paese verso la rovina: e a pagarla sono sempre i più indifesi.
Magistrali le interpretazioni, dal giovanissimo Trintignant al mattatore Gassman, per una pellicola che rimarrà immortale nel suo genere