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LA BATTAGLIA DI ALGERI regia di Gillo Pontecorvo

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Lucignolo90     10 / 10  28/06/2013 02:38:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film capitale questo di Gillo Pontecorvo: un taglio da documentario di impressionante realismo, spesso quasi indistinguibile dalla finzione nelle scene di massa tanto è fedelmente ricostruito, ma allo stesso tempo la scrittura del film dona un'intensità drammatica difficilmente eguagliabile. Si parla della guerra Algerina per l'indipendenza dai francesi.
Uno dei più grandi meriti del regista è stato quello di essersi guardato bene dal prendere le parti del Fronte di Liberazione Nazionale piuttosto che quello delle milizie francesi: lo spettacolo orrendo offertoci da Pontecorvo arriva tale così com'è ai nostri occhi, senza retorica o voglia di emozionare il pubblico grazie a scene fatte ad hoc per la lacrima. E' uno sguardo spietato ed analitico su ogni fronte, ci vengono presentate la ragioni di entrambe le opposte fazioni.

Da una parte i francesi appunto, che rivendicano il diritto della convivenza tra musulmani e cristiani sotto il nome del tricolore d'oltremare, non sono forse loro, che hanno dato la civiltà a un paese in arretrate condizioni economiche? Che hanno costruito ponti, strade, case, chiese, bar e discoteche?
Ma Ali La Pointe, ragazzo che vive di stenti e di raggiri, non sembra pensarla allo stesso modo; e non si scopre di certo solo. Cosa ne è infatti della gente che abita nella Casbah? La zona "europea" della città gode di certo di privilegi a loro sconosciuti, i "pied noirs" hanno vita facile, mentre loro sono costretti a vivere in un sobborgo oramai abbandonato a se stesso tra prostitute, drogati, spacciatori e criminali come lui stesso è presto diventato, bisogna essere veloci di mano per tirare a campare altrimenti si fà dura. Così dopo qualche mese di prigione, decide di sposare la causa del nascente FLN e dare vita a una vera e propria battaglia all'esercito francese fatta di divieti, costrizioni, attentati dinamitardi e rappresaglie armate.
Ed è così che l'arrivo dei parà francesi del tenente Mathieu in una memorabile scena incredibilmente girata è da antologia del cinema perchè si è capito che non si tratta più di una guerra civile isolata, ma di un vero e proprio conflitto tra due nazioni anche se una è solo in stato embrionale che lotta per esistere, è una guerra di ideali che comporta perdite gravissime ma necessarie perchè dopo 130 anni di occupazione o ci si libera dai catenacci e dai fili spinati o si muore definitivamente.

Bisogna scomodare nomi importanti per un film del genere, non a sproposito però: stiamo parlando di un vero e proprio spartiacque che farà da apri-pista al famoso filone dei film politici italiani: quello dei Petri, dei Rosi, dei Montaldo di Sacco e Vanzetti (Montaldo che non a caso è regista della 2° unità di questo film), ma naturalmente il film non và visto solo come film realistico e impegnato, è indiscutibilmente superbo anche a livello di regia, di scrittura ed è questo che lo rende un capolavoro assoluto, la scena di tutte le esplosioni nei bar sono talmente belle e intense da vedere che potrebbero tranquillamente far parte del miglior film sulla seconda guerra mondiale (accompagnate dalla musica a tratti emozionante a tratti ansiogena di Morricone), la psicologia dei personaggi è abilmente ricostruita e non si può dubitare che i pensieri e le azioni della gente della casbah non sia poi troppo lontana da quella realmente vissuta dagli algerini negli 8 interminabili anni di guerra fino al cessate il fuoco, azioni finalizzate a l'unica cosa che realmente contava per questa gente; la strenua lotta per la libertà, un diritto irrinunciabile che il regista alla fine sembra voler fare proprio.

La cosa incredibile è come il film si trasformi da un film di guerriglia da trincea a un vero e proprio poliziesco quando entra in scena Mathieu coi suoi: il nemico da colpire non sono più gli algerini ribelli, ma i membri dell'FNL, la minoranza (da loro ritenuta tale) che fà marcire e influenza la popolazione ubbidiente alle direttive francesi. Il problema sta nello scovare i capi dell'organizzazione piramidale in una caccia all'uomo senza riferimenti che ha come campo ostile la Casbah: un budello fatto di case di mattoni e terracotta tutte uguali e di vicoli ciechi. Il posto ideale per colpire e nascondersi istantaneamente.


Nominato all'Oscar per miglior film straniero, miglior regia e sceneggiatura, se qualcuno è stanco (non sò come) di rivedersi per la millesima volta Orizzonti di Gloria e ancora non ha visto questo (non sò come bis), rimedi ora perchè oltre a essere una pagina di Storia fedelmente riproposta è anche un film tecnicamente inattaccabile sotto ogni punto di vista. Uno dei migliori italiani di sempre senza il minimo dubbio.