caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL CONFORMISTA regia di Bernardo Bertolucci

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Spotify     8 / 10  18/12/2016 03:48:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
---COMMENTO SPOILEROSO---

Piccolo capolavoro del cinema italiano. Ahh, quando facevamo certi film, spesso molto più belli e riusciti di quelli americani! La cosa che fa riflettere, è come sia possibile che la settima arte nel nostro paese, sia passata dalle stelle alle stalle nel giro di una trentina d'anni, in quanto possiamo dire che il periodo d'oro l'abbiamo avuto tra gli anni 50 e la fine degli anni 70, dopo di che siamo cominciati a scendere di gradino in gradino, buttando fango su i grandi maestri del passato, per poi toccare il fondo negli anni 90. Oggi stiamo scavando ancora più sotto, alla ricerca di non si sa che cosa ma, non voglio dilungarmi troppo su questo argomento, altrimenti mi sale l'acido e soprattutto perdo di vista il nocciolo della questione ovvero parlare del "Conformista" di Bernardo Bertolucci. Premetto che questo è il primo film che vedo di questo regista, uno dei grandi del cinema nostrano.
E' una pellicola importante, introspettiva come poche ce ne sono, antropologica e storica. E' un'opera che analizza i comportamenti umani in base alle determinate circostanze e quindi possiamo vedere come queste stesse circostanze, impongano codici, promesse e oneri da rispettare, giusti o sbagliati che siano.
La storia all'apparenza è molto semplice: l'anno è il 1938, Marcello Clerici, un docente di filosofia, entra a far parte dell'ovra (la polizia fascista) e si incarica di un compito, uccidere Luca Quadri il quale è antifascista e soprattutto è stato professore di Clerici all'università.
La pellicola in realtà, è molto di più. Anche io, quando ho letto la trama per la prima volta, pensai al classico thriller politico italiano di quegli anni, ma poi, andando avanti nella visione, mi sono reso conto che si trattava di qualcos'altro, qualcosa di dannatamente filosofico. Attraverso "Il Conformista", Bertolucci ci mostra come il fascismo riusciva a plasmare, corrompere e annebbiare le menti di chiunque, tanto che la gente rinuncia a quel che è veramente in favore di soddisfare le richieste di una dittatura. Per "Marcello Clerici", il regime di Mussolini si presenta inizialmente come un'ancora di salvezza, un rifugio dai suoi fantasmi interiori. Bertolucci ci mostra chiaramente come all'epoca, il fascismo rappresentava un grosso inganno, difatti dapprima attirava a se persone su persone e poi, alla sua successiva caduta , provocava il crollo di tutti gli ideali, delle ambizioni dei tali che avevano aderito al folle "progetto". Oltretutto, dopo la sconfitta del regime, molta gente può arrivare a mostrarsi per quello che è realmente, come nel caso di "Clerici".
Una delle cose che più mi ha colpito di Bertolucci, è che lui, per trasmettere il proprio messaggio, non ci ha girato intorno come magari, altri registi avrebbero fatto. E' andato dritto al punto, mettendo a nudo quanto fosse perverso e rigido il regime che ha imperversato nel nostro paese. All'epoca, bisognava appunto conformarsi ad esso, altrimenti le conseguenze potevano essere terribili, specie per chi era un "deviato" secondo il regime.
Un'altra cosa da sottolineare è la seguente: la comunicazione trasmessa dal director di certo non è nuova, in primis perchè si sa cosa è stato il fascismo in italia, in secundis perchè la pellicola è tratta da un libro e quindi esprime gran parte di quanto contenuto nel lavoro di Alberto Moravia.
Quello che però vorrei far notare, è la raffinatezza, l'eleganza con la quale Bertolucci tramanda il messaggio, una poesia di immagini. Infatti, quello che caratterizza in maniera eccezionale il film, è proprio la straordinaria regia. Poche volte mi è capitato ad assistere ad un operato dietro una macchina da presa così pregevole. Il director esprime una delicatezza nel narrare le immagini, che scorrono davanti ai nostri occhi, davvero fuori dal comune, e pensare che la storia è molto seria e a tratti persino violenta. Il tutto è trattato con pacatezza e riserbo, ogni sequenza è girata con una precisione invidiabile e in tutto questo, il regista, mentre gira la scena, riesce contemporaneamente a creare un'atmosfera incredibile ma di questo ne tratterò dopo, perchè vorrei soffermarmi un attimo sulla descrizione di "Marcello Clerici".
Dal mio punto di vista, uno dei principali fattori che rendono la regia di Bertolucci così delicata e soave, è la minuziosa attenzione che il regista riserva per la descrizione del protagonista, Clerici, appunto. Raramente ho visto un personaggio rappresentato in questo modo, in maniera così ossessivamente attenta. Il director ci porta proprio all'interno della mente contorta di quest'uomo, il quale è al centro di due fuochi, anzi tre: da una parte abbiamo la sua vera natura, cioè quella di omosessuale e quindi, una volta che lui appoggia il fascismo, si ritrova a mentire prima di tutto a se stesso, visto che entra nel circolo di una dittatura dove ovviamente i gay erano persone impure, da eliminare al più presto. In secondo luogo, "Clerici" mente persino al fascismo stesso, dove lui fa credere di essere tutt'altra persona. Poi abbiamo la sua relazione con Giulia, la quale non pensa minimamente che Marcello possa essere omosessuale, mentre lo stesso Marcello sa di mentire alla donna la sua vera natura, portandolo spesso a dubitare della scelta fatta di adeguarsi in veste di conformista (in svariate sequenze in cui i due amanti stanno insieme, Bertolucci ci mostra le facce dubbiose dell'uomo). Infine abbiamo l'infatuazione del protagonista per la moglie del "professor Quadri", colui che Clerici deve uccidere. Ciò porta l'individuo a tradire la sua futura moglie (Giulia) e in seguito a tradire anche la sua amante (anche se questa aveva intuito in precedenza che Marcello poteva far del male a lei e al marito). Insomma, Marcello Clerici è senza dubbio un personaggio dalla psicologia intricata, e oltretutto il regista, lo rende anche parecchio imprevedibile, giocando proprio con la mente dell'uomo. Tanto è vero che, ad ogni scena, lo spettatore si chiede cosa farà ora Clerici, se rispetterà l'impegno, se fuggirà via, se rivelerà le sue reali intenzioni. Naturalmente c'è sempre quella finezza con la quale Bertolucci si preoccupa di descrivere Marcello, difatti il regista ci racconta il soggetto passo dopo passo, riuscendo a miscelare tutti i dubbi e le repressioni che caratterizzano la mente dell'individuo, per poi tirarci fuori un protagonista che all'apparenza appare un uomo tutto d'un pezzo ma che poi dentro, ha mille incertezze e la consapevolezza di una scelta fatta da lui stesso contro la sua natura, al fine di non essere preda della dittatura, finendo quindi per servirla.
Tra gli altri, interessantissime le figure dell' "agente Manganiello" e di "Anna Quadri". Su quest'ultimo personaggio, penso sia doveroso spenderci due parole: si tratta di un soggetto estremamente simile a "Clerici", infatti tra i due nasce subito un'attrazione irresistibile. Ma perchè ciò? Dal canto mio, dico che il regista ha voluto rappresentare la "Quadri" come una parte di "Marcello" stesso, quella parte della sua natura andata sepolta e che ora, dopo l'incontro con questa donna, riviene a galla. Anna infatti è lesbica, ma come "Clerici", ha deciso di conformarsi alla società, sposando un uomo. Quasi come se queste due persone fossero complementari.
Altra cosa che fa riflettere è "Marcello" che non tenta di salvare "la Quadri" dal suo terribile destino, come se la donna gli avesse fatto riaffiorare quella parte "deviata" della sua sessualità.
La narrazione è solidissima e sulla base di essa, Bertolucci ci costruisce un ritmo fluido, rendendo il film coinvolgente e trascinante. La storia è molto affascinante, soprattutto perchè offre una visione delle cose da parte di più personaggi e ovviamente c'è pure quel lato avvincente che fa domandare allo spettatore se "Clerici" ammazzerà sul serio il professore. E' vero poi,mci sono alcune parti un po' più macchinose, ma in una pellicola così è cosa normale e si può dire con tutta sincerità che "Il Conformista" è un'opera che non annoia assolutamente e offre infiniti spunti di riflessione.
Adesso giungiamo alla scena che secondo me vale il film: l'uccisione dei coniugi Quadri.
Una sequenza agghiacciante, fredda e cattiva. D'un tratto, tutta quell'eleganza e quell'atmosfera seria ma calda che avevano contraddistinto fino ad allora la pellicola svaniscono in un lampo, dal momento in cui il professore e sua moglie, intraprendono quella ghiacciata strada di montagna. Già da li si capisce che sta per attenderli una brutta fine. Intanto dietro la macchina della coppia, spunta un'altra auto con all'interno "Marcello Clerici" e "l'agente Manganiello". Improvvisamente, dalla nebbia spunta un ulteriore macchina che finge un incidente davanti all'auto di "Quadri". Quando il professore scende per andare a controllare in che condizioni sono i passeggeri, ecco che dall'automobile escono alcuni individui che pugnalano a morte "Quadri". Da dietro agli alberi sbucano altri sicari che completano il lavoro per poi scagliarsi su "Anna", la quale nel frattempo si era accorta che dentro l'auto che stava seguendo lei e il marito si trovava "Marcello". La donna prega "Clerici" di aiutarla, ma l'uomo, che avrebbe dovuto compiere l'assassinio, le rivolge solo un'occhiata glaciale e distaccata, quasi di disprezzo, e lascia la giovane donna nelle mani dei killer che le sparano.
Tutta questa sequenza è secondo me un qualcosa di incredibile, tutti gli elementi, vale a dire scenografia, fotografia, attori, atmosfera, si incastrano in maniera impeccabile tra loro creando il cocktail perfetto per la scena perfetta. E poi proprio l'aura che pervade tutto il momento è unica in quanto è un'aura gelida, freddissima, che sa morte. Su questo punto, il director si supera. Da notare anche la inquietantissime inquadrature sugli specchietti della macchina di "Quadri" al fine di inquadrare la misteriosa macchina che segue i due coniugi. L'uccisione di quest'ultimi è straziante, una sequenza molto lunga, triste e che mostra il vero volto del fascismo.
La fotografia è splendida, molto distaccata e avente colori tendenti al grigio-bluastro al fine di evidenziare la freddezza di questa storia. Diventa parte essenziale della scena riguardante l'omicidio Quadri.
Sulla scenografia si può dire che le ambientazioni stile anni 30/40 sono ricreate benissimo. Poi, come per la fotografia, anche l'ambientazione diventa parte integrante della sequenza raffigurante l'uccisione del professore e di sua moglie. La location intorno è desolata, piena di alberi, sperduta su una montagna, il posto perfetto per un delitto politico.
Gran colonna sonora, le musiche sono molto dolci e tratti struggenti. Un sound azzeccato pienamente.
Il cast è di autentici fenomeni: Jean-Louis Trintignant è magistrale, un'interpretazione vera, estremamente realistica. Eccezionale l'impronta che da a "Marcello Clerici", l'attore francese è una maschera di impassibilità, sembra quasi che in certe situazioni dalla sua faccia non trasudino emozioni. Bravissimo nella sequenza dove parla col padre oppure nel finale. Mi rimarrà sempre impressa la sua occhiata ad "Anna Quadri", quello è stato davvero un colpo di classe. Le espressioni sono eccellenti e l'esplicazione dei dialoghi è molto veritiera e soprattutto, è volutamente un po' tediosa, allo scopo di rendere il personaggio ancor più grigio.
Altra recitazione con i fiocchi è quella di Gastone Moschin, attore che stimo moltissimo. Anche la sua è una performance che punta tanto sul realismo. In alcuni frangenti l'attore veneto è parecchio simpatico però, visto il personaggio che interpreta, la "qualità" che Moschin tira fuori sul serio è una forte meschinità.
L'interprete riesce ad essere quanto più spregevole possibile, incarnando in tutto e per tutto l'espressione di spia fascista. Eccezionale la recitazione dei dialoghi.
Grandiosa Stefania Sandrelli, giovanissima ma davvero brava. E poi è incredibilmente sexy XD.
La sceneggiatura è ben impostata, ha un impianto narrativo solido, ben suddiviso tra eventi passati e presenti. Per il resto non c'è moltissimo da dire, in quanto lo screenplay è tratto da un libro. Da notare la maniacale descrizione dei protagonisti.
Scritta in maniera ineccepibile la scena dell'attentato a "Quadri".
L'unica cosa che mi ha lasciato un po' perplesso, è il finale (per finale mi riferisco a tutto quello che vediamo a seguito della morte dei coniugi Quadri), in quanto l'ho trovato un po' sbrigativo, forse erano cominciate anche a venir meno le idee. Inoltre, ho trovato ambiguo l'incontro che ha "Marcello" con "Lino". In questa situazione vediamo "Clerici" accusare "Lino" di cose che in realtà quest'ultimo non ha mai commesso, vale a dire il tentativo di rapporto che l'uomo cercò di avere con "Marcello" bambino. In seguito a quell'episodio, il piccolo "Clerici" credette di uccidere "Lino". Ma in realtà non è mai stato così, "Marcello" se lo è immaginato e la notte del 25 luglio 1943, ha incontrato il presunto molestatore per la prima volta. Quindi se non fosse stato per quell'episodio vissuto da ragazzino, "Marcello Clerici" probabilmente non sarebbe mai diventato servo del regime fascista.
Ecco, tutto questo non mi ha convinto pienamente, in quanto mi è sembrata una scelta un po' vaga quella di rendere "Marcello" fascista, solo perchè ebbe un'avventura pseudo-omosessuale da piccolo, tra l'altro immaginata da lui stesso. Insomma, sinceramente non mi è sembrata una circostanza credibilissima. Peccato per quest'ultimo punto che forse macchia un po' quanto di buono fatto in precedenza.

Conclusione: un film importante per il nostro cinema, un'opera da rispolverare, andrebbe studiata a fondo. Regia e attori strabilianti, questa è la forza del "Conformista", inoltre abbiamo anche dei temi morali e antropologici che non si trovano facilmente nella settima arte. Peccato solo per le battute finali.
Un must di nicchia.