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SLIM TILL DEAD regia di Marco Mak

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Ciaby     7 / 10  15/04/2010 21:11:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci si lamentava di come l'horror HK avesse perso la carica, l'euforia, la potenza di osare di un tempo, di quegli sporchi cat III capaci di mostrare qualsiasi cosa. Dalla metà degli anni '90, i prodotti di paura hongkongesi hanno subito un cambiamento radicale, forse per l'influenza di "Ringu", ma quella verve precedente si è persa nel nulla e i film veramente notevoli (The Eye, Rule Number One, Dumplings, Horror Hotline ecc.) sono eccezioni tra i prodotti derivativi, intriganti nella premessa ma deludenti nello sviluppo,low-budget o pasticciati.

Ebbene, questo "Slim Till Dead", piccolo film di culto pressocchè ignorato da noi ma adorato, ad esempio dai francesi (là pubblicato in dvd con ottimi risultati di vendita), rispolvera le caratteristiche chiave dei migliori Cat III anni '80 rinnovandole con le intuizioni dell'horror moderno e con qualche ispirazione di fondo (da Dario Argento, a Wes Craven, passando per Fruit Chan nella storica scena parodica di "Dumplings").

Ma andiamo con ordine: "Slim Till Dead" è proprio un buon film, lontano dall'imprescindibile, lontano anche dalla dicitura "Bello", ma comunque è un ottimo film d'intrattenimento, un film basato su un mistero finalmente intrigante e un indagine thriller che coinvolge.
Certo, la scrittura per certi versi latita (soprattutto causa di un montaggio che tende a confondere le cose), ma nonostante tutto la storia è tratteggiata con cura e, parte, da un caos iniziale solo apparente, per poi diapanarsi con ordine e terminare nel più feroce degli incubi.
E' infatti la parte finale, tutta ambientata in un edificio enorme, ma claustrofobico, per poi rigettarci nell'ombra in un seminterrato popolato da inquietanti manichini a gettarci persino qualche ignaro brivido sulla schiena.

Ma Marco Mak evita la via facile del film "de paura" che colleziona solo brividi e salti sulla sedia, il regista hongkongese ispirandosi a molto cinema di genere anni '80 (soprattutto dell'ex colonia inglese, ma anche di certo cinema horror occidentale) e così, infila dentro nella sceneggiatura anche graditissimi momenti di insano divertimento (la bellissima scena parodica su "Dumplings"... con tanto d'attrice che esclama "ma io in questo film devo solo mangiare ravioli? Non recito mai una battuta..." e poi si lascia scappare un grande mal di pancia, prima di fuggire dal set) e altri di denuncia.

Il film è, infatti, un grido efferato contro lo show business, abituato a mostrarci corpi magri e perfetti, senza mai concentrarsi su carisma o potenzialità e, anche il colpo di scena (totalmente inaspettato e spiazzante) risottolinea le precedenti premesse. E così, tra pillole dimagranti dagli effetti disastrosi (la sterilità- altro elemento che richiama "Dumplings"?) e vomito, lo show business viene presentato come un mattatoio, dove le giovani sciacquette navigano nell'assoluta distruzione di sé stesse, aspettando che qualche folle possa accorgersi, finalmente, di loro.

Tornando alla componente tipica di un thriller-horror che si rispetti (soprattutto nei cat III), ovvero la violenza, Mak preferisce non mettere il sangue al primo posto, lasciandolo piuttosto alla sola scena del crimine: è l'atmosfera che più conta in questo thriller avvincente, che ruota attorno a figure femminili (tutte descritte in modo appassionato senza mai cadere nello stereotipo) caratterizzate da instabilità (le modelle), ma anche da sicurezza (la moglie del detective).

"Slim Till Dead" è, in conclusione, un film ricco di spunti e divertente. Di certo non un film impeccabile, ma un'opera di genere orgogliosa della propria imperfezione. E' questo è già tanto. Promosso.