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A SERIOUS MAN regia di Ethan Coen, Joel Coen

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  12/04/2010 17:09:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le certezze non appartengono a questo mondo,ad accorgersene a sue spese è il mite professor Gopnik,vittima del suo modus vivendi apatico,fatto di una quotidianità talmente rassicurante da commutare una vita ordinaria in una prassi da non intaccare mai,sconvolta suo malgrado da una sfilza di sconcertanti avvenimenti.
Il protagonista si interroga sul perché di tanto accanimento,uomo serio e irreprensibile che non farebbe del male ad una mosca,lui che afferma ai suoi studenti che nulla è possibile da determinare con certezza,eppure persuaso di vivere in un microcosmo all’interno del quale le variabili non possono attecchire,illuso che la sua vita dai ritmi perfettamente sincronizzati non sia soggetta a improvvisi sconquassi.
C’è il timore dell’uomo davanti alle incognite della vita nell’ultimo film dei fratelli Coen,la religione diventa mezzo a cui attaccarsi disperatamente,in cui trovare risposte esaustive.
Il disegno divino si fonde con il fato beffeggiatore,in cui un pavido immobilismo non è sicura garanzia contro gli imprevisti.Se è vero che ogni azione porta a una conseguenza Gropnik evita di agire,il suo scopo è continuare sulla via conosciuta schivando ogni pericolo,all’oscuro del fatto che i gesti di altri possano sconvolgere la sua vigliacca routine.
Non un lavoro straordinario a mio avviso,interessante,fuori dal comune e bizzarro a sufficienza per mostrare quanto i Coen, anche non eccezionalmente ispirati ,sappiano fare film di spessore.
Il cinismo che induce al sorriso amaro è però meno dissacrante del solito e la storia non ha poi questi straordinari lampi di genio,distinguibili in altre opere dell’irriverente accoppiata.Il film è intriso di cultura ebraica,il messaggio è comunque facilmente decriptabile a dispetto dei numerosi rimandi ad essa.
Un’intelligente parabola esistenziale,ironica e ben studiata, la cui sintesi ultima si annida nell’atteggiamento del rabbino Marshak.Inutile porsi troppi quesiti,una telefonata o un uragano possono essere sempre in agguato pronti a spazzare via qualsiasi utopica sicurezza,meglio ascoltarsi i Jefferson Airplane ed accettarla come viene.
strange_river  12/04/2010 19:27:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Niente da dire sul tuo (ormai che noia ripetertelo) bel commento. :)
Però sai che a me questo loro film è sembrato coltissimo (o dotto), nel vero senso della parola.
Non solo per i rimandi alla cultura ebraica, ma anche (forse soprattutto) per quei riferimenti a quegli aspetti che legano teorie matematiche/fisiche e filosofia, che di sicuro sono pane quotidiano per pochi.
Perciò è vero che mancano quei lampi che squarciano come dici tu...il tutto rimane come un temporale all'orizzonte e serve più fatica per decifrarlo.
Tanto sembra monocorde, tanto è dirompente poi.
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  12/04/2010 21:50:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo con te cara Strange,forse avrei dovuto rimuginarci ulteriormente o,più probabile,non possiedo la cultura adatta per analizzare al meglio un film sicuramente molto colto :)
Non mi ha coinvolto più di tanto,indubbiamente non mi è dispiaciuto(e il voto lo dimostra),ma preferisco i fratellacci quando si prendono un po' meno sul serio...non so,mi ha lasciato un'impressione deprimente...

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