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MULHOLLAND DRIVE regia di David Lynch

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amterme63     9 / 10  18/02/2013 18:33:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il mio voto molto alto si basa soprattutto sulla grande perizia tecnica e psicologica che Lynch dimostra con questa pellicola. E' un film dalla grande potenza emotiva, infatti c'è come un filo costante di tensione che scorre in tutte le scene. L'intreccio non segue un filo logico e ciò viene reso chiaro fin dall'inizio, visto che presenta fatti e personaggi senza darne una spiegazione, né fornirne una connessione. Eppure il film fila alla perfezione, giusto perché l'alone misterioso e inesplicato che circonda le scene e i personaggi alimenta la nostra curiosità, ci avvince alla storia. Lynch è il grande regista della voglia di sapere, della voglia di capire cosa c'è dietro, dell'irresistibile voglia di conoscere il nascosto. E' una smania che posseggono tutti i suoi personaggi e che Lynch ci fa provare in prima persona in ogni sua storia filmata. Il potere e il fascino di questa smania acquistano forza per il fatto che riguardano la parte scura e "pericolosa" dell'animo umano, la quale si annida continuamente dietro l'ordinario e il comune. Questo inserirsi misterioso, subdolo, inquietante dell'instabile, dell'inesplicabile, del negativo, dell'orribile nella trama della vita umana ordinaria è la molla della tensione che pervade tutte le opere di Lynch.
Il grande regista non deve fare altro che dispiegare tutta la sua arte cinematografica e il gioco è fatto. "Mulholland Drive" è girato con grande eleganza e cura. Tecnicamente si basa sulla tecnica speciale della soggettiva-controsoggettiva, che nei film di Lynch sostituisce il classico campo-controcampo. In altre parole abbiamo dei carrelli o degli zoom all'indietro che ci inquadrano la figura e ce l'allontanano, ce la distaccano come se ci fosse qualcun'altro, un'altra presenza che osserva a distanza; poi segue una soggettiva fatta con carrellate o con camera a spalla in avanti, accompagnati da musica inquietante, zone scure e/sfuocate intorno o sullo sfondo. Con questa tecnica Lynch ci rende l'esperienza ordinaria straordinaria e soprattutto misterioso e inquietante.
E' singolare come ci si affanni in questo e in altri film di Lynch a trovare una spiegazione razionale alla storia. Il fatto è che non è questa la cosa più importante. Infatti presa in sé, la storia raccontata non è che sia fondamentale o essenziale al messaggio. Certo la storia raccontata in Mulholland Drive getta una cattiva luce su Hollywood e sui suoi sistemi, inoltre riporta una triste storia di gelosia, tradimento e senso di colpa. La cosa più importante ed essenziale del film è secondo me il fatto che Lynch riesce a sostituire l'onirico al reale come percezione comune, cioè riesce a rendere l'onirico la sostanza vera della nostra esistenza. Infatti è strano che ciò che sarebbe reale (la parte finale con Diane in vita) è trattato in maniera rarefatta, estraniata, quasi visionaria, certamente non realista (era già capitato nella prima parte di "Strade perdute" - quella "reale" - dove al protagonista capitavano cose molto insolite), mentre ciò che sarebbe "sognato" è trattato con estremo realismo e addirittura con scene che sfiorano il comico (quella della scoperta del tradimento e quella successiva del pugno alla moglie).
Quindi la cosa più importante di questo film e della filmografia dell'ultimo Lynch è quella di essere pervenuto a mescolare reale e immaginario in maniera perfetta, tanto da renderli indistinguibili, a rendere l'uno la sostanza dell'altro e viceversa. Eccoci dunque qui noi, umani del XX-XXI secolo, che finalmente ci troviamo rappresentati con la stessa sostanza nei nostri sogni ed è scioccante e doloroso scoprire che si tratta soprattutto di incubi.