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LA NOTTE regia di Michelangelo Antonioni

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JOKER1926     7 / 10  10/10/2014 23:19:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fra i maggiori personaggi artistici italiani, spicca, per idee specialmente, Michelangelo Antonioni.
Ad oggi inoltrare un banchetto di approfondimento intorno al regista Antonioni è doveroso; varie produzioni italiane e anche qualcuna altra estera partono dagli spunti dell'italiano.

Un esempio da rammentare ed analizzare è "La notte", film del 1961.
La storia proposta da Antonioni rievoca prontamente uno sviluppo abbastanza orientato. Si tratta a tutti gli effetti di una narrazione ancorata a vicissitudini (importanti e non) di una manica di borghesi, una sorta di enclave nella popolazione standardizzata. Sembra di assistere a qualche opera teatrale di focolare borghese. In primo piano dunque le dinamiche di una vita agiata e tormentata di persone dalle svariate sfumature; ritorna, spesso e volentieri, il concetto e la sensazione disperata del sentimento.
Marcello Mastroianni presta se stesso al personaggio di Giovanni (scrittore in cerca di un qualcosa di indefinito), prova di silenzi e discorsi lontani, ma validi e logici. Tale icona verrà poi riproposta da Federico Fellini, a distanza di due anni in "Otto e mezzo".

Un po' "Otto e mezzo", un po' "Fuoco Fatuo" di Louis Malle, devono qualcosa di più o meno importante a Michelangelo Antonioni. In pratica nel corso degli anni il Cinema ha vissuto una sterzata d'autore, i migliori registi, o perlomeno quelli che credevano di esserlo, hanno personalizzato le produzioni andando a proporre film delicati basati su una psicologia dell'individuo, fra divani e covi della combriccola benestante ed intellettuale, alle volte questa classe è stata criticata, anche ferocemente.

"La notte" è un film senza tempo, un po' come le opere poetiche, non vivono per essere amate in un determinato momento, non potrebbero pretenderlo. Si danno al non tempo, erano poetiche quarant'anni fa ed oggi, se vivono nella fattispecie della magnifica corrispondenza col pubblico, continuano ancora a brillare. Diciamo che per godere al meglio film come "La notte" occorre calarsi nel circuito, cioè bisogna amare anche il contesto che vuole essere disprezzato; bisogna entrare nel disprezzo.
Laborioso e ingenuo, forse, cercare chiavi di lettura catartiche e concrete, "La notte" va generalizzato a film statico sui problemi dell'esistenzialismo, questo è tutto, a discrezione è tutto o niente. O si impazzisce o si apprezza pacatamente, le critiche becere sarebbero troppo, parliamo di un film intimo. E la critica e il giudizio agghiacciante qui non hanno il mandato per penetrare più di tanto.