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VENTO DI PASSIONI regia di Edward Zwick

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quaker     8½ / 10  10/06/2006 16:03:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film alla vecchia maniera; si avvale di attori tutti straordinari, compreso il forse troppo bello e gigione Brad Pitt (ma chi altri avrebbe potuy interpretare un ruolo così difficile e particolare?), e, naturalmente, qual mostro che è Anthony Hopkins (l'unico personaggio per cui il tempo passa davvero e che deve recitar la parte del vigoroso cinquantenne e poi quella dell'ottantenne, non altrettanto ...).
Certo non dice molto di nuovo (è datato 1994, ma potrebbe ssere stato girato anch evnti anni prima) però, nel complesso, è più che godibile.
frine  02/10/2006 02:35:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da noi il film uscì poco dopo "Intervista col vampiro". Mentre Brad, molto più impacciato del solito, si avvicinava a quella pessima attrice della Ormond, dalla sala abbiamo gridato: "Dai, mordi!"
Scusa l'ironia, stimo molto il tuo giudizio, ma secondo me questo film è uno strazio, pieno di buchi di sceneggiatura e di luoghi comuni. La protagonista sarebbe da prendere a calci nel sedere (anche considerando l'imminente scempio alla memoria di Audrey Hepburn), e i personaggi maschili appaiono tutti imbarazzati, incluso Hopkins. Il meno peggio mi è parso Henry Thomas, l'ex bambino di E.T., ma muore troppo presto....
Sinceramente, non riesco a capire come mai un mestierante come Zwick ottenga voti così alti...ma come sempre ci sono tanti punti di vista:-)
Alla prossima!

quaker  03/10/2006 00:03:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In effetti è un film che può essere visto e goduto solo prendendo sul serio (anche solo per due ore) il genere di sentimenti (coraggio individuale, lotta del singolo contro le organizzazioni sociali) che ingenuamente esalta: il cinema è la forma d'arte in cui questa operazione riesce meglio (a proposito degli western e del gladiatore). Non vorrei incartarmi dicendo che però quando il regista si prende TROPPO sul serio poi non convince e che invece un mestierante riesce a realizzare un'opera che tanti apprezzano, o meglio amano, anche se solo fino al film successivo.
Certo è che mentre un romanzo, e peggio, un'opera teatrale che tentasse di rappresentare il vento di passioni sarebbe noioso e scontato ), un film riesce invece ad immergerti in certi sentimenti elementari (infantili: ma è bello ritornare bambini) in modo non solo accettabile, ma anzi avvincente, proprio perché è la stessa rapidità di scorrimento della pellicola è adatta alla rappresentazione di vicende in cui personaggi forti, attraverso l'azione, risolvono le situazioni "drammatiche": ecco perché questo genere di film finisce col piacere (nel senso che ai titoli di coda uno già dice... però bello).
frine  03/10/2006 01:19:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In effetti il film è tratto da un romanzo, che però non ho letto. Il problema secondo me è un altro: Zwick ha l'abitudine di sdoganare, con fotografia patinata, attori belli e scene strappalacrime, temi che meriterebbero ben altro approfondimento. In questo caso, il rapporto fra bianchi e indiani; nel caso de "L'ultimo samurai", quello tra Americani e Giapponesi.
Spero di rileggerti presto:-)