carsit 8½ / 10 25/01/2016 15:39:24 » Rispondi "Moon" è il trionfo del genere fantascientifico, spesso piegato a logiche commerciali sempre più vuote e tronfie. Questa pellicola gode di "soli" 5 milioni di buget, più un attore in parte ed un regista esordiente con un cognome pesante sulle spalle. Il tema dell'isolamento si coadiuva egregiamente con la ricerca della propria identità, confermando in maniera decisiva l'importanza di una sceneggiatura solida, soprattutto quando i progetti risultano ambiziosi come questo film. Le atmosfere alienanti,nonchè l'ottimo personaggio di Gerty, richiamano moltissimo il film di Kubrick, mentre gli interni della base lunare ammiccano insistentemente ad "Alien" di Scott. Il film sarebbe un 7.5 pienissimo; il bonus è volontariamente elargito perchè bisogna tenere conto dell'esordio e del pochissimo budget.
Molto interessante osservare la gestione degli androidi. I cloni di Sam Bell sono tutti surrogati dell'originale, dei meri costrutti scientifici con ricordi non propri innestati nella memoria a lungo termine. Sono i ricordi a darci uno scopo, un motivo per portare a termine i nostri obiettivi. Venuti meno quelli, risulta molto difficile "vivere" con la consapevolezza che dietro di noi non ci sia nulla. Tale tesi è confermata da Gerty, un robot che non ha di questi problemi, essendo semplicemente un supercomputer che prova grezze (e genuine) emozioni umane. La mancanza di una vita precedente permette al robot di espletare le sue funzioni al meglio, riuscendo persino a distinguere la componente emotiva con quella morale. Il problema nasce quando l'obiettivo del computer è votato ad un qualcosa di esterno, come ad esempio la nostalgia di un ricordo. Il raggiungimento di androidi sempre più intelligenti non per forza migliorerà la nostra vita, e Jones esplica benissimo tale concetto.