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UNA VITA AL MASSIMO regia di Tony Scott

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Woodman     7 / 10  31/08/2013 19:37:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La famosa sceneggiatura di Tarantino tiene da sola in piedi questa bella prova rockabilly turbolenta e straripante di citazioni come sempre.
Un' interessante occasione per assaporare un Tarantino non proprio maturo, ma ricchissimo di idee.
La pecca (ovvia fin dai titoli) è la regia del mediocre Scott jr., il fratello incapace e tamarroso del ben più grande e famoso Ridley. Un suicidio liberatorio (vabbè che tanto sarebbe morto lo stesso).
In ogni caso la pellicola si avvale di uno script tosto e intelligente e di una squadra di attori che piove generosa come solo nelle grandi occasioni. Troviamo Oldman (pazzesca la sua fine), Hopper e Walken impegnati in uno fra i dialoghi più geniali del nuovo cinema americano ("perciò lei è ..un bastardo!"), un giovane Pitt, due secondi netti di Samuel L.Jackson, qualche burbera battuta del poliziotto Chris Penn, l'angelo custode Elvis impersonato da Val Kilmer e infine il grandissimo James Gandolfini in uno dei suoi primissimi ruoli da caratterista quasi importante.
E ovviamente uno Slater bravissimo nel rendere irresistibile e simpatico il suo puerile, entusiasta, bambinesco personaggio, modellato da Tarantino sulla sua vita da giovane commesso di videoteca, e la Arquette jr., stupendamente calata in un ruolo on the road e frizzantissimo.

L'insopportabile fattaccio è il solito dubbio sulla completezza effettiva del film, sforbiciato più e più volte, che costringe ad andare a scovare versioni nascoste e fantasmatiche sempre diverse, sempre inutilmente tagliuzzate.
A ciò si aggiunge un' ardua reperibilità. Inspiegabile. La versione che gira è quella graffiatella della vhs Cecchi Gori, presa pari pari perfino per i passaggi televisivi. Assai irritante come cosa, dato che è un film "regolare", uno pseudo classico e un'innegabile pietra miliare, doppiata, coi diritti acquistati e saltuariamente trasmessa anche sul piccolo schermo. Sembra, come dire, "ferma". Forse è anche un bene non averla pastrocchiata come fatto con altri film editati e rieditati in versioni sempre differenti e con ridoppiaggi ingiudicabili.
D'altro canto, questo suo aspetto oldie, privato d'ogni rimasterizzazione o quant'altro, conferisce un tono involontariamente cult e vintage al prodotto, in cui già di per sè si respirano atmosfere squisitamente anni '90.

Ottime le scelte nella colonna sonora riciclata (anche da "La rabbia giovane", col tema di Carl Orff), sfavillante cast di grandi nomi e grandi promesse, due o tre momenti memorabili (fra cui l'impagabile battuta "Hai fatto una cosa così romantica" e la scena euforica della cabina telefonica) e una sequenza action nella parte finale veramente, ma veramente brutta. Il tocco di Scott emerge soprattutto in situazioni del genere, solitamente considerate il suo forte. Ma si sa bene quale è stato il suo forte: polpettose macchine d'azione sterili e piatte. Andarle a smembrare in questo film, già globalmente indebolito dalla fiacchezza inespressiva della regia, m'è parsa proprio un'idea fra le più incaute.


Piccola gemma, oggetto di culto per i cinefili incalliti, ex bibbia della citazione, primordiale e gustosa sega mentale tarantiniana.
Senza contare che è la migliore prova di un regista giustamente finito e dimenticato. Ovvero un motivo in più per vederla.

Imperfezioni, storgimenti di naso, momenti un po' stanchi o superficialotti.
Ma c'è anche parecchio, irresistibile fascino.