williamdollace 9 / 10 31/05/2010 09:48:39 » Rispondi la violenza scenografica sokuroviana impera mentre sovviene l’apocalisse senza volto, non è più un paese per vivi, i reietti ripudiati dalla terra vagano con il carrello in decomposizione, non c’è munizione, stralci malickiani di ricordi di candore e pelle illuminata squarciano il grigiore del disfacimento, un vecchio smette di chiamare il Cielo, e John Hillcoat svolge una missione ed è nell’occhio del bambino: la speranza di fede shyamalaniana nella potenza del credere, mentre la violenza si consuma nell’aria, cupa e intransigente, la lacrime scendono nere come la pece in una spiaggia infiammata, colta dai resti di corpi spogliati pungenti di morte improvvisata, nell’esalazione immaginaria di un fuoco altrettanto inflessibile, l’idea di un miraggio – come tentativo del possibile
Rand 31/05/2010 10:57:02 » Rispondi questo film è un capolavoro!!!!!!!!!!