williamdollace 9 / 10 26/04/2010 22:13:31 » Rispondi amaro acido senza alcuna riabilitazione, un trattato perfetto di demo-etnoantropologia in multidimensione sul tavolo sovvertitore dello scienziato Solondz, un altro magnifico capitolo soloncaustico soggetto a fraintendimento, algida glaciale artica eppure infuocata fino sull’osso rappresentazione della vita in tempo di guerra, inequivocabile messa in scena dell’orrore travestito secondo gli stilemi conservatori e borghesi e religiosi, mentre si cucinano carote viventi che urlano di dolore.
Solondz arbitra a chilometri di distanza uno spettacolo da sventramento disarticolato della morale a favore della spietata verità, quella che non pronunciabile urla la sua chirurgica dissezione analitica a ventre aperto, la luce solare è quella della Florida, gli spettatori noi, all’interno di un interscambiabile luogo feroce di personaggi dialoghi volti ove niente cambia, è un’accademia di barbecue e riti di crescita con le sbarre: meglio dimenticare o meglio perdonare e ricordare, chi lo sa, non ci sono possibilità se non nei fantasmi che ritornano a chiedere dazio continuamente vivi o già morti e richiedono ulteriori assassinii a ripetizione, e allora vivi e morti convivono con gli stessi fermi immagine d’inferno e lo xanax e il prozac sovrastano le parodie come ricettacoli di sopravvivenze tramortite dal passato smosso o rimosso, e allora il passato e il presente mostrano la carne viva, che sembra semplice tuttavia tanto semplice quanto umana e tanto umana quanto la trasfusione intensiva di soda caustica che brucia e buca e perfora laddove credavamo ci fosse un nido d’intenti protettivi perfetti, sbiancato di fresco, e invece non resta che la rielaborazione di un lutto esistenziale, fino a che morte non ci separi.