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MY SON, MY SON, WHAT HAVE YE DONE regia di Werner Herzog

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Estonia     8 / 10  17/10/2010 12:00:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo connubio tra due forme espressive, due modi di intendere il cinema (quello di Herzog e quello di Lynch nelle vesti di produttore) così in sintonia da completarsi vicendevolmente, in questo caso anche grazie all'istrionica interpretazione di Michael Shannon.
Ciò che qui l'individuo herzoghiano si trova ad dover affrontare non è tanto il fascino estremo e pericoloso della natura, peraltro ben presente nella potenza delle cascate peruviane, quanto il quotidiano rapporto con un mondo i cui parametri gli sono ormai estranei, con una realtà già di per sé priva di equilibrio e di logica, ma soprattutto con la presenza inquietante e opprimente della madre. Il parallelo con la tragedia greca ha la funzione di illustrare il doppio binario tra la reale e destabilizzante follia e la sua rappresentazione, in cui Brad si muove tormentato da un'ossessione religiosa che ne acuisce la sensibilità alienata.
La dimensione straniante di certi dettagli e di certe inquadrature reca in sé un'impronta nettamente lynchiana.
Gli improvvisi ralenti, la carrellata raso terra sul barattolo che rotola fuori dal garage, i fenicotteri rosa, alcune inquadrature fisse, bloccate per una serie di lunghissimi secondi, il tunnel di vetro sulla scala mobile sono intuizioni di straordinaria suggestione. Così come la colonna sonora sempre sottilmente ipnotica.
La struttura narrativa costruita sui numerosi flashback rivela progressivamente il percorso interiore e l'intenzione minacciosa e autoliberatoria di un gesto ‘teatrale' e simbolicamente rituale. Una sciabola è la risposta alla sua voce interiore, per rimettere ordine nel disordine paranoico o per perdersi inesorabilmente.