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MY SON, MY SON, WHAT HAVE YE DONE regia di Werner Herzog

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  19/10/2010 15:34:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ispirato a una storia vera l'attesissimo connubio tra fuoriclasse di razza,Herzog (regia) e Lynch (produzione),entusiasma solo a tratti.
La trama è impostata su una duplice alternanza narrativa,quella cardine, per nulla contorta,con un folle omicida asserragliato in casa dopo aver ammazzato la madre e quella più ermetica in flashback, con informazioni riguardanti il passato dei protagonisti,combinata a squarci onirici,dialoghi farneticanti e sequenze in apparente disarmonia con il nucleo sostanziale.
Gli attributi distintivi dei due registi si colgono e affascinano con discontinuità,scambiandosi in un gioco stravagante in grado di turbare ma anche di inaridirsi rapidamente.
Michael Shannon regna in scena ,la sua follia sembra tangibile,rigurgitata da un caos interiore che fa a pugni con la peritura meticolosità di un mondo dove tutto sembra essere perfetto.Herzog scandaglia l'intricata natura della mente umana incoraggiando molteplici chiavi di lettura come cause sobillanti.Le più inconfutabili si annidano nel rapporto con una madre asfissiante,nel dolore della perdita di alcuni amici e in esaltati convincimenti religiosi ;supponibili influenze di un disagio che prorompe aggravato da una rappresentazione teatrale che istiga il matricida all'immedesimazione.
Molto insistita e sofisticata la colonna sonora,come consuetudine pezzo forte di entrambi i registi,in questo caso più riconducibile all'operato di Herzog.
Oltre a quello di Shannon sono numerosi i volti inquietanti presenti.Dafoe ,Kier e Sevigny (c'è anche Grace Zabriskie) per un cast importante,anche se a spiccare tra le seconde linee è il solo Brad Dourif, nei panni di un retrogrado allevatore di volatili.Purtroppo i personaggi sono un contorno poco graffiante all'interno di un film curioso ma non così sbalorditivo,spesso impelagato tra le maglie di una storia riuscita nella drammatica ricostruzione dell'omicidio ma anche prigioniera di un autocitazionismo più obbligato che necessario.
pat3  21/10/2010 17:59:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  22/10/2010 09:02:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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pat3  24/10/2010 01:41:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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