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ULTIMO TANGO A PARIGI regia di Bernardo Bertolucci

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ds1hm     7½ / 10  05/09/2006 11:29:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"ti amo, voglio sapere il tuo nome..." La fine del film è racchiusa nell'ultimo dialogo, completamente asimmetrico rispetto all'inizio del film, quando proprio l'uomo chiedeva alla ragazza di mantenere tra loro il fascino della sessualità intima ma oscura ed estranea (no ai nomi perchè non avevano bisogno di loro in quella casa). La coppia perfetta è morta quando si sono incontrati all'esterno, liberi di permettere al mondo di intromettersi tra loro, lontani da quelle stanze soffuse, da quel rosso sbiadito, forse sintesi dell'essere femminile acerbo e il rosso torbido dell'uomo. La trama è un teorema perfetto della solitudine che unisce alla disillusione nell'amare la mancanza assoluta di ricordi, di bei ricordi. Unica situazione in cui non si può amare, difficile trovare un anestetico nella furia del possesso. La ragazza non può credere che al nulla celato nell'amore che l'uomo le confessa nella sua follia (impronunciabile sentimento quando hai 20 o 30 anni figuriamoci poi in una storia del genere) e la fine ci mostra la sua essenza, lei ferma che non saltella più come all'inizio del film ma che idealmente continua a passeggiare sull'uomo che l"amava".
Un film girato male che si distingue solo per i dialoghi tra i due (emerge in tutto e per tutto l'ovvia inesperienza artistica di Bertolucci); lo spettatore è portato a riflettere sul tema osservato indipendentemente dallo svolgersi del film, oggetto spesso di un consumismo sbagliato. Resta un film tragico, triste, di un uomo che avverte gli altri uomini, film che trova il suo apice di maschilismo proprio nella morte dell'uomo senza altro futuro se non la fine.