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ULTIMO TANGO A PARIGI regia di Bernardo Bertolucci

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Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf     8 / 10  04/04/2011 23:37:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Parlare di "Ultimo tango a Parigi" a ben 38 anni di distanza dalla sua uscita è un'operazione complessa, ma si può dire senza correre il rischio di smentite clamorose che il film resta un capolavoro assoluto del cinema italiano.
Sono convinto che in tutti questi anni il film abbia perso la sua leggendaria capacità di scandalizzare i cosiddetti benpensanti di turno - abituati come siamo agli standard odierni con film ben più diretti ed espliciti - , acquisendo però una maggiore carica erotica.
Si può allora inquadrare oggi, più che 38 anni fa, questo film come il film erotico più bello di tutti i tempi, un film estremamente ambizioso e retto da un'ottima interpretazione della Schneider e da una delle interpretazioni più magistrale di sempre, quella di Marlon Brando.
La colta citazione iniziale di due quadri di Bacon, casuale o non che sia, acquisisce senso compiuto nel contesto del film, una corda tesa tra Schopenhauer e Freud e ben esplicita la tematica principale del film, cui mi accingo a parlare.
Ciò che è necessario dire è che questo film parla dello struggimento dell'amore di un uomo di mezz'età, in decadimento in seguito alla morte della moglie suicida, che tenta di aggrapparsi alla vita(come farà emblematicamente nell'ultima scena, quella del chewing-gum)con l'unico mezzo a sua disposizione, l'unico che lo faccia sentire un uomo realizzato: il sesso.
E così, chiuso nella stanza di un albergo con una giovane ed affascinante Marie Schneider, riuscirà di nuovo a vivere in modo "autentico", a vivere il sesso in maniera fatale, come gli amanti senza volto di Magritte, senza nomi, senza identità, solo fisicità, niente compromessi.
La società borghese è chiaramente presa di mira dal regista per bocca dello stesso protagonista(che scopriremo chiamarsi Paul), come nella famosa scena del burro.
Paul è un fallito, è un emarginato, una persona colpita negli affetti ed estremamente sola, che riesce ad essere se stessa solo ottundendo i sensi con il sesso, riscoprendo se stesso e manifestando il suo dissenso verso un mondo indifferente, di facciata, borghese e insulso, i cui valori solo soltanto falsità.
E in quella stanza, senza nomi, i due vivono una vera vita, dove dimenticano i propri problemi e la banalità della propria esistenza, il fallimento della vita coniugale e professionale(Paul)e l'insulsa relazione con un regista da strapazzo(citazione di Truffaut), nel caso di Jeanne, la protagonista.
Ma dopo una febbrile ultima notte che vede i due ballare un tango ubrachi, accadrà l'irreparabile.
Eros e Thanatos, come dicevo, sin dal principio si fondono in maniera inestricabile, i quadri di Bacon all'inizio ce lo dicono. Ce lo dice l'urlo "silenzioso" di Brando quando passa il treno, urlo munchiano, ma anche di Schiele, urlo sordo e disperato.
Ce lo dice la passione fatalista di Paul, quando nella stanza vuole soltanto i nomi... e ce lo dice il tragico epilogo.
Alla fine la morte di Brando è quasi l'annullamento dell'alter-ego del regista(scisso tra la passionalità di Brando e la professione del regista), il suo drammatico "tornare con i piedi per terra".
Marlon Brando ci offre una delle interpretazioni più sofferte della storia del cinema. Marlon Brando sembra quasi interpretare se stesso, tanto è immedesimato nel personaggio. Per me resta la migliore delle sue interpretazioni, il che la dice lunga sulla grandezza della leggenda che si chiamava Marlon Brando. I'm speechless.
La colonna sonora di Gato Barbieri è tra le migliori che io abbia mai sentito, una di quelle che davvero sono difficili da dimenticare. Stupenda.
Quanto ai difetti, devo dire che il film è estremamente ambizioso e ho a tratti avuto l'impressione che qualche elemento sia stato un po' sovrainterpretato dai soliti critici e che in realtà il regista avesse qualche idea in meno da quanto possa trasparire dal film.
Le sequenze fuori dall'appartamento, soprattutto quelle incentrare sulla vita del regista, a mio avviso Bertolucci avrebbe potuto benissimo evitarle, rendendo il film più essenziale e forse anche meno pretenzioso.
Ad ogni modo, a parte questa personalissima impressione, il film lo reputo ugualmente ottimo.
Il film "Ai no Corrida" di Oshima a mio avviso resta comunque superiore e molto più compiuto.