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SCANNERS regia di David Cronenberg

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  17/12/2008 20:25:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se David Cronenberg è diventato un regista di culto, lo si capisce guardando soprattutto le sue prime pellicole, pervase da una vena “patologica” che, per l’epoca, costituiva il segno di un modo inusuale e del tutto personale di concepire il cinema.
In “Scanners” il regista di Toronto affronta il tema della manipolazione dell’uomo da parte della scienza e delle sue conseguenze deteriori, che sfociano nel pericolo di un abusivo controllo delle masse ad opera del Potere, la cui patina esterna –il nome di una grande e affermata multinazionale-cela all’interno un sistema di sfruttamento senza scrupoli. In questo senso, egli sembra da un lato mettere in luce l’inimmaginabile e ineffabile forza della mente, che si estrinseca attraverso il controllo –e l’annientamento- altrui, dall’altro, proprio a cagione di quest’ultimo effetto, la sua estrema debolezza manifestata dai rischi di condizionamenti che, soprattutto nella odierna società, sono sempre più concreti e presenti.
L’idea di partenza e la maniera in cui è sviluppata –anche se non priva di forzature- sono strepitose, e trovano le loro espressioni più altre in due particolari momenti: quello dell’incontro tra lo scanner “buono” Cameron Vale e lo scanner “pazzo” Benjamin Pierce, nel quale l’arte è proposta quale viatico per sfuggire alle opprimenti “voci” dell’esterno, ponendosi come contraltare alle pericolose e perniciose intenzioni dello scanner “cattivo” Darryl Revok (impersonato da un grande Michael Ironside, le cui espressioni rievocano vagamente quelle del Nicholson di “Shining”), le cui straordinarie doti mentali sono messe al servizio di una distruttiva smania di potere; e il finale memorabile, in cui il “duello” telepatico tra Cameron e Revok assurge paradigmaticamente a rappresentazione della pulsione dell’uomo a fagocitare chi gli sta accanto, rendendolo speculare alla propria natura.
Ottimi –considerata l’epoca- gli effetti speciali (Gary Zeller, Henry Pierry), di cui sono gli esempi migliori la scena dello scoppio della testa nella sala congressi (presente nel “trailer” del film) nonché la sequenza delle scontro conclusivo.
Un bellissimo film, che rivela i germi dei risultati a cui addiverrà successivamente Cronenberg, ma che mi ha lasciato un senso di incompiutezza nel modo in cui è stato concepito il finale, alla stessa stregua della sensazione che ho avuto visionando l’ultima opera del regista canadese (ma forse questo lasciare le cose in sospeso è uno dei pregi del cinema “croneberghiano”?).