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VIDEODROME regia di David Cronenberg

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Godbluff2     8½ / 10  07/05/2022 17:22:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film che porta la carriera di Cronenberg su un gradino superiore, il salto di qualità, l'inizio della maturazione di un'estetica e di una visione di cinema che verrà completata poi da film come "La Mosca" e "Dead Ringers". A dirla tutta qui più che una "maturazione" avviene un'esplosione, una sbrodolatona dove Cronenberg esprime e mostra tutto ciò che aveva introdotto nei film precedenti, mettendoci anche qualcosa in più, e lo esagera, lo esalta, lo rende una colata lavica di grottesca follia. A mio gusto ne esce un film fantastico.
Film ancora di produzione Canadese, indipendente ma per la prima volta forte della distribuzione sul mercato di una major di Hollywood, permette a Cronenberg di usufruire di mezzi economici maggiori che gli permettono di scatenare la sua visionarietà horror-fantascientifica senza più freni, ma con tanta di quella ributtante fantasia da lasciare interdetti.
La base è ancora quella del cinema horror-fantascientifico di genere ma mai come in "Videodrome" trionfa il senso di assoluta autorialità indipendente e personalissima di Cronenberg (che come sempre firma anche la sceneggiatura) che supera i confini del "genere" e diventa in qualche modo "cinema totale".
Certo, la fantasia grottesca e orripilante del canadese ti fa sempre chiedere che diavolo mangiasse questo qui a cena, altro che peperonata, ma nelle tirate da cantore apocalittico di Cronny ci si perde più che volentieri.
"Videodrome" è uno dei pilastri del suo cinema, è il motivo per cui si parla di mutazioni della carne, un concetto che qui viene non solo mostrato ma anche verbalmente espresso per la prima volta come colonna portante del film ("Death to Videodrome. Long live the New Flesh").
Inoltre si consacra il tema del rapporto simbiotico tra uomo-corpo e tecnologia-corpo, in un'ottica di paranoia e preoccupazione per l'evoluzione tecnologica e il crescente controllo dei mezzi audio-visivi sull'essere umano, sulla sua mente e sul tutto il suo essere. Tema scaturito tra l'altro dal mezzo e dall'occhio del cinema, ossia la forma d'espressione audiovisiva madre di quella televisiva. Pur espresse con una messa in scena e un'espressività surreale e delirante, queste ansie cronenberghiane sono lungimiranti e, aggiornate alla crescita tecnologica odierna, ancora attuali.
E attorno alla fusione uomo-macchina resta centrale il tema del sesso, della carnalità, dell'eccesso, della sensualità, perfettamente rappresentata dall'assoluta magnetica bellezza di Deborah Harry; anche il desiderio sessuale è centrale nel meccanismo di cambiamento, di nascita della nuova carne, nelle allucinazioni di Max di una Nicki ormai assorbita e parte di Videodrome che si fa nuova, sensuale carne nella surreale, straordinaria scena della televisione-labbra.
"Videodrome" trabocca di belle idee di regia, inquadrature visionarie e immagini surreali, dove dalle allucinazioni nascono nuove, fisiche realtà. Le grottesche trasformazioni della Nuova Carne.
La narrazione è funzionale ad una struttura che da il suo meglio nell'immagine e nell'invenzione visiva, molto ben espressa dalla fotografia di Mark Irwin ed accompagnata dalle musiche del fedele Shore. Ovviamente questo non vuol dire che la narrazione non sia portata avanti il più coerentemente possibile per il tipo di film, anzi il grottesco e il surreale si fanno portatori di messaggi espressi intelligentemente, per quanto Cronenberg sembri concentrarsi maggiormente sul voler imprimere proprio tutto ciò che aveva nella testa su pellicola, a livello estetico e concettuale.
In tutto questo il catalizzatore sullo schermo (quello grande e diegeticamente pure quello piccolo) è James Woods in una delle sue due interpretazioni della vita (l'altra arriverà l'anno dopo, con un altro personaggio che si chiama Max, oh, gli porterà bene 'sto nome). Bellissima prova d'attore in un delirio che lo vede protagonista assoluto. Woods aveva già una carriera ben avviata e aveva lavorato con registi importanti in alcuni film validi ma non c'è dubbio che "Videodrome" fu il punto di svolta della sua carriera, prima di raggiungere l'apice con Leone e poi purtroppo imboccare un percorso prima altalenante e poi decisamente dimenticabile, lontano dai fasti di film e interpretazioni di questo livello.
Deborah Harry dimostra di bucare il video (anche letteralmente, in "Videodrome") come poche, del tutto perfetta in un ruolo che le calza a pennello e che non necessità di particolari doti recitative; ma bellezza e funzionalità della parte l'hanno resa iconica anche al cinema, dopo l'indimenticabile carriera da front-woman dei Blondie.
Film ricco, malato, morboso, arguto, pungente e delirante, esteticamente affascinante e particolarissimo ancora oggi, diretto divinamente da un regista che inizia qui il periodo migliore della sua carriera. Dopo "Videodrome", diventato presto un cult di successo nonostante l'iniziale flop al botteghino, la strada di Cronenberg sarà spianata e la sempre maggior consapevolezza nei suoi mezzi lo porterà a realizzare, dopo la parentesi de "La Zona Morta", quelli che sono a mio avviso i due suoi film migliori.