caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA ZONA MORTA regia di David Cronenberg

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
benzo24     7 / 10  19/05/2005 20:29:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La fortuna di uno scrittore mediocre come king è dovuta anche a piccoli gioielli come questi, anche se le atmosfere di cronenberg o di kubrick (shining) coloro che le cercheranno nei romanzi da cui sono tratti questi film, timaranno delusi. l'arte è anche la capaità di tirare qualcosa di bello da qualcosa che in precedenza non lo era.
Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento stefano76  21/08/2005 09:40:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scusa ma l'hai letto il romanzo da cui è tratto questo mediocre film? Credo proprio di no. Vattelo a leggere e poi dai un giudizio obiettivo.
Invia una mail all'autore del commento Iovink  19/05/2005 20:39:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
King scrittore mediocre? Romanzi come IT, Stand by me, Misery, la saga della Torre nera, Pet Sematary, Dolores Claiborne, L' ombra dello scorpione (e altri) ti sembrano romanzi scadenti?
benzo24  20/05/2005 19:29:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
si
Invia una mail all'autore del commento Iovink  20/05/2005 20:20:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Motivo? (Se li hai letti)
benzo24  23/05/2005 19:19:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
sono dei romanzi molto adolescenziali, inoltre lo stile della scrittura di King è oggettivamente piuttosto debole, innocuo rispetto anche ad altri scrittore di "genere" come lui.
Invia una mail all'autore del commento Iovink  24/05/2005 14:15:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Misery romanzo adolescenziale? IT, caso mai, è un una parabola che descrive il difficile passaggio dall' infanzia alla maturità.
Credo che tu sia rimasto l' unico a considerare King uno scrittore di "genere", dal momento che, a parte qualche classico racconto "di paura", il Re di Bangor ha tradotto nei suoi romanzi temi molto piu' complessi: gli oscuri meandri dell' animo umano (Ossessione, Il gioco di Gerald), la guerra (Cuori in Atlantide), la dimensione della provincia americana e dei suoi sogni infranti (Stand by me, lo stesso IT), la pena di morte (Il miglio verde, le cui ultime 50 pagine sono quanto di piu' commovente la letteratura di tutti i tempi ci abbia mai regalato), la religione e le prospettive manicheo/apocalittiche insite nella Bibbia (L' ombra dello scorpione), la famiglia e i traumi ad essa connessi (Uscita per l' inferno). Ci andrei dunque cauto, prima di "imprigionare" King in una definizione che, ormai da anni, non gli calza piu' (persino i critici americani a lui piu' ostili se ne sono resi conto da tempo). Per questi motivi credo che sia superfluo fare accostamenti con altri scrittori; si corre il rischio di non tenere conto delle peculiarità di ciascuno.
Quanto allo "stile oggettivamente debole" di cui parli, beh, prima di tutto eliminerei la parola "oggettivamente" (stai esprimendo una tua opinione); in piu', a prescindere dal fatto che ti possa piacere o meno un altro modo di raccontare la paura, ti invito a leggere (o a rileggere se lo hai già fatto) il racconto "I figli del grano" tratto dalla raccolta "A volte ritornano" . Naturalmente è solo un esempio (è il primo che mi viene in mente), ma credo che sia significativo in merito al discorso dello stile.
Inoltre c' è un altro problema. Chiunque conosca King sa molto bene che, per quanto siano qualitativamente buoni i film ispirati ai suoi romanzi (e sono davvero pochi), è francamente impossibile portare su celluloide la complessità della sua poetica. Non è una questione legata alla qualità del regista o dello sceneggiatore; semplicemente certe storie non sono fatte per essere "filmate", ma solo per essere scritte (e, quindi, lette). Guardando una pellicola del genere, si può essere incuriositi e quindi essere indotti a leggerne anche il romanzo, ma questo, a lungo andare, ha finito col penalizzare KIng che si è visto identificato con messaggi cinematografici che nulla hanno a che vedere con i suoi lavori.