logical 9 / 10 20/03/2010 02:36:18 » Rispondi Luca Guadagnino è innamorato di Tilda Swinton. Con questa certezza, ripensare al film è più riposante. Tutto torna, i suoi cento abiti, lei mamma incestuosa, padrona impeccabile, moglie di rappresentanza, seduttrice e turista, cuoca e ragazzina che scappa di casa, nuda, vestita, piegata, spogliata, rapita e mai vittima, eccetera eccetera. Ma c'è anche una storia lombarda, capitalista, borghese, 100% Antonioni, dalle inquadrature iniziali stradali, ai pranzi, alle battute tra nonno figli mogli nipoti servitù e pietanze nei piatti blu e vini nei bicchieri verde chiaro. Stanze, salotti e la microstoria del capitalismo lombardo che si vende al migliore offerente, come ha sempre fatto, unendo lo stile delle grandi famiglie industriali a quello di una pretesa nobiltà di gesti e gioielli. "Io sono l'amore" esce per un attimo sibilato da un televisore ai piedi del letto e rimane come traccia per abbandonare una storia che è troppo classica per essere la sola trama da seguire. Essere l'amore vuol dire ovviamente abbandonare la civiltà del profitto permanente e scavarsi un buco tra altre rovine, aiutandosi anche con la gola, il più senile e quotidiano dei sensi. La fotografia di Yorick Le Saux è straordinaria nella sua leggerezza Settanta, di grande attenzione e misurata visionarietà così come il suono felicemente naturale. Un film che sa esistere con i suoi mezzi senza mai cadere in derive polemiche o in piatte caricature. Merito dell'amore di Luca per Tilda, senz'altro.