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LOURDES regia di Jessica Hausner

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8½ / 10  18/02/2010 00:42:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film è bello, bellissimo. Profondo come solo i film che interrogano lo spettatore sanno essere. Arricchisce la mia laicità e al tempo stesso alimenta i miei interrogativi in fatto di fede. Ma non è certo un film agiografico sul mondo dei pellegrinaggi, tutt'altro: lo vedi e ne resti coinvolto, malgrado tutto segui la storia da un'altra angolazione E a vedere e rivedere i rituali oppressivi - da animatori turistici - a cui vengono sottoposti i degenti (una sorta di accanimento terapeutico-spirituale) viene voglia di portarli tutti via da quella sorta di Eden incantato di speranze e illusioni. Quando poi ti ritrovi la consueta, odiosissima frase "Dobbiamo ringraziare D.io anche della sofferenza", allora il mio spirito diventa più blasfemo e anticlericale di una band black metal norvegese.
Non posso dimenticare un film dove si sente più volte la domanda "perchè proprio a lei?", e questo la dice lunga sulle coscienze dei presunti cattolici.
In vita mia non credo di aver assistito a un sentimento più meschino dell'invidia verso la guarigione - immacolata o scientifica che sia - di qualcuno.
Lo stesso valga per gli affetti familiari: la donna che non può più vivere per assistere la figlia si sente privata del suo ruolo, e vive prima felicemente, poi drammaticamente, la sua guarigione.
La paura della solitudine. "Non siamo soli" dice una volontaria della Croce di Malta a un degente e lui risponde "Noi sì".
E ogni rituale di questo luogo di abluzione dell'anima e del business religioso, dalla tavola imbandita per prepararsi ai nuovi ospiti (memorabile sequenza iniziale) al laico e commovente ballo-karaoke al ritmo di "felicità" di Albano e Romina (ehm) finisce per appartenere a un mondo dove si dubita, sperando - quasi come la stessa formidabile ritrosia della protagonista
Sembra di ritrovare un pò del cinema di Kaurismaki, ma soprattutto dei Dardenne, quando un gioco di gesti e di sguardi restituisce la cattiveria (laica) di una forte dimensione di fede.
Il rito - anche il più coercitivo - è un atto spirituale, purissimo, ma non serve a ritrovare la propria vita.
Confuso, mi avvio verso l'uscìta, senza dimenticare quella frase "perchè proprio a lei?", o l'eterno confondersi (cattolico, ma ripugnante nella sua blasfemia) di un sentimento che pretende di immolare all'eterno sacrificio il dolore dell'umanità più debole e sfortunata
Invia una mail all'autore del commento mkmonti  18/02/2010 01:45:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
totalmente d'accordo...b-e-l-l-i-s-s-i-m-o
JohnRambo  27/03/2010 03:51:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ti consiglio di leggere, quando hai tempo, la storia di Lourdes e di Bernadette. Così ti spiegherai il perché del ricorrente "perché a lei?".
Assenzio75  24/09/2010 12:50:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
..sei sempre il migliore..
e io ora cosa scrivo?!? :-D
Kowa, chapeau --come sempre..
patt  23/02/2010 13:21:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
uh che sorpresa Luca! quando giorni fa al cinema giravano a rilasciare gadget in omaggio di questo film, più il nome, beh..il pregiudizio mi ha fatto pensare ad un mattone religioso e null'altro.
Contenta di essermi sbagliata, perlomeno ora non lo rifuggo, anzì :)
(bacini)
TIGER FRANK  21/02/2010 12:30:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
mi hai incuriosita lo vedro'sicuramente da atea convinta quale sono!

il merchandising di gesu'e' un classico l'ho pensato la prima volta che mia madre mi portò ai musei vaticani...che business ragazzi!
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  21/02/2010 17:26:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da laico credente quale sono, non posso che sottoscrivere quanto scrivi (in effetti ho più amici tra gli atei che tra i credenti!!). Sto uscendo da un brutto incidente stradale, in ospedale prima e soprattutto nell'Istituto di Riabilitazione in cui sono stato ricoverato non ho visto miracoli ma tanta gente a venerare santi e santini, madonne e padreterni scambiati per funzionari corrotti ai quali è stata strappata una grazia. No, quella non è Fede, è superstizione bella e buona.
Ho vissuto tutta la crudeltà della sofferenza, l'invidia verso chi sta meglio, l'egoismo che ti fa dire di fronte al tuo compagno di stanza che rantola "Meno male che non è capitato a me!" o che, magari, te lo fa odiare perché disturba il tuo preziosissimo sonno. Sì, quando soffri sei solo e dipendente da tutti: cosa devastante psicologicamente.
Il vero miracolo in quelle situazioni sta nel voler vedere a tutti i costi una via d'uscita, un "dopo"; sta nel riuscire a dispiegare quell'ironia che ti tiene distante dalle difficoltà che ti popolano senza tregua; il vero miracolo sta nel cogliere il calore umano, le attenzioni, le cure di chi ti sta accanto, anche solo per professione. E magari le amicizie che nascono o i sorrisi che sai dare con una battuta o una semplice visita al vicino di stanza.
Andrò senz'altro a vedere questo film che frettolosamente avevo etichettato come agiografico guardandone i trailers.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  22/02/2010 22:44:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lavoro in ospedale e posso assicurarti che tra i degenti non c'è certo solidarietà, anzi coesiste il parametro "io non sono così (come lei/lui)"
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  23/02/2010 00:26:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vero. Hobbes e Levi avevano visto lungo. Purtroppo.