caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

THE GUYS FROM PARADISE regia di Takashi Miike

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
elio91     7½ / 10  19/06/2011 20:06:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sempre un grande Miike.
All'interno di una produzione estremamente profilica di film che sorprendono per la costanza di qualità che mantengono (e gli anni passano ma Miike non rallenta) è sempre un piacere scoprire lavori poco conosciuti di un regista amato proprio per il suo eclettismo. The Guys from Paradise non è assolutamente un minore,si colloca a cavallo tra quelle opere del folle Takashi che sono tra le migliori e le gradevoli.
è l'ennesima occasione di vedere un altro lato della sua personalità per chi conosce questo regista solo per gli eccessi di violenza e di stile (ma lo stile dell'eccesso non manca neanche qui,attenzione).
Curiosamente l'ultimo Miike da me visionato è stato The Bird People in China,più bello ma che ha dei punti di contatto interessanti da rilevare; si potrebbe addirittura dire che The Guys sia in realtà l'identica storia di cambiamento interiore di un uomo che procede praticamente sugli stessi binari,un business man giapponese arrestato nelle Filippine per possesso di droga. Lentamente il suo è un percorso di abbandono da qualunque passato (moglie,collaboratori,lavoro) per giungere ad una nuova realtà inizialmente poco compresa e mal digerita,via via sempre più accettata fino al livello di non poterne più fare a meno.
Non è neanche un film carcerario canonico; non sappiamo se Kohei sia innocente o colpevole davvero e a Miike non interessa minimamente questo che è un vero e proprio dettaglio. Appunto ci si concentra su un percorso all'interno di sé di sradicamento delle origini insieme ad una compagnia di uomini e donne folli e grotteschi,anche disgustosi (pedofili...). Kohei troverà prevedibilmente amici e amore,ma non proprio nella maniera che ci si può aspettare...

Difetto principale questa volta è l'eccessiva lunghezza che giunge spesso a momenti di ripetitività e poco interesse,ma ancora una volta l'imprevedibilità di dove porti questo viaggio catalizza tutta la nostra attenzione.
E per quanto la nostalgia in questo lavoro sia poco diffusa e la violenza si può dire che sia assente,almeno nei termini in cui la si intende con questo regista, con l'immagine finale quasi viene voglia di rivedere tutto da capo e si capisce di non aver perso assolutamente due ore per vedere un film sconosciuto ai più,a tratti fuori di testa e che non sai dove ti vuole portare.
Ma lasciarsi prendere per mano dal Miike più docile e sornione ti lascia intatto lo stomaco e ti fa arrivare in posti che in partenza neanche potevi immaginarti.
Per questo lo riscrivo: grande Miike.