domeXna79 8 / 10 11/03/2007 23:08:43 » Rispondi Buona commedia con intelligenti punte di sottile critica sociale. Un racconto a ritroso, in cui un piccolo attore cerca di far comprendere al proprio medico di non essere pazzo, ma semplicemente vittima di continue angherie, da parte di persone che egli definisce “caporali” ..chi è il caporale..?, un uomo che non ha particolari meriti o doti se non quello della propria “faccia tosta”, un prevaricatore, un arrampicatore sociale, pronto a calpestare chiunque pur di arrivare ad ottenere ciò che vuole. La storia rappresenta anche un momento per fare una escursione nei cambiamenti sociali, di circa quindici anni, partendo dalla guerra fino alla metà degli anni ’50, nel nostro Paese ..così assistiamo a tutte le peripezie che il nostro protagonista deve affrontare in questo lungo lasso temporale ..durante la guerra per sopravvivere il povero si inventa un particolare mestiere, ovvero ”l’uomo delle file”, poi, dopo la cattura e la detenzione nel campo di prigionia, riprova la strada dell’avanspettacolo, poi coinvolto in imbrogli giornalistici, fino alla clinica dove intrattiene un illuminato dialogo con il sopramenzionato medico ..geniale l’idea di far interpretare tutti i “caporali” dal bravo Stoppa, proprio ad esprimere il senso profondo del messaggio che si vuol lanciare ..da ricordare anche le due interpretazioni canore dell’attore napoletano (“Core analfabeta” e “E llevate ‘a cammesella”) ..il triste finale rappresenta il perfetto epilogo al racconto. Un grande Totò, questa volta in un personaggio più serioso e malinconico, accanto ad un altrettanto bravo Paolo Stoppa ..buona anche la direzione di Camillo Mastrocinque. Pellicola comica dal risvolto amaro ..imperdibile per chi ama il cinema di Totò!
Questa la frase più bella e significativa dell'intera commedia: "L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!"