Ciumi 9 / 10 29/09/2009 18:30:01 » Rispondi “Retorico, banale, pedante, intriso di romanticismo superato… ma se opponiamo alla storia la fotogenia plastica, allora reggerà qualsiasi confronto, ci sconvolgerà come il più bel libro d’immagini mai visto”
E’ il commento di Bunuel a questo film (chissà che voto, quale iscritto a filmscoop, dunque gli avrebbe dato), che ho citato poiché è pressappoco il medesimo mio pensiero. Partiamo dalla trama: “Retorica, banale, pedante, intrisa di romanticismo superato…”. E’ proprio così. Il film tratta temi sociali in maniera a dir poco superficiale, con un’ingenuità scolastica a tratti imbarazzante. Diviene un po’ come ascoltare un testo sciocco scritto sopra una musica magnifica. Se il testo c’è, necessariamente lo si ascolta; non ci fosse stato, sarebbe stata una sinfonia meravigliosa. E se da un lato l’interpretazione della Helm (soprattutto nel ruolo della androide femme-fatale) è eccezionale, dall’altro l’enfasi esagerata del protagonista rovina continuamente nel ridicolo.
“il più bel libro d’immagini mai visto”
Se tale libro si accetta di sfogliarlo appunto guardandone solo le illustrazioni. Un rilievo sinfonico d’immagini e un monumento plastico di luci e di spazi. Architetture avveniristiche erte in quadri espressionisti, movimenti di massa, figure sovrapposte, visioni. I sottolivelli di Metropolis offrono un’idea dei campi di concentramento in anticipo di più di dieci anni dalla loro terrificante comparsa. Alcune scene, gli operai alle prese con folli macchinari, preannunciano i problemi e i dissidi sociali legati alla produttività che si svilupperanno nel corso del secolo. Scenari onirici, paradisi padronali, inferni architettonici dominati dal despotismo del Dio-macchina, catacombe ombrose, il tutto dilavato dall’inondazione del talento inventivo di Lang.
“Retorico, banale, pedante”
Ma se l’arte è innanzitutto un contenitore di mere emozioni, se in essa ciò che più sussiste e permane - mentre i discorsi vanno scemando - è proprio la musica, allora non ci resta che ascoltare senza ragionamento, ignorare il testo, osservare, e lasciarsi trascinare dalla forza visionaria e scultorea di questa sinfonia d’immutabile bellezza.