martina74 9½ / 10 06/03/2009 13:42:42 » Rispondi In una parola, straziante. È incredibile come un anime riesca a essere così crudele e realistico, in un modo in cui i film di animazione occidentale non riuscirebbero mai a essere. Consapevoli della fine che attende i due bambini protagonisti, si vive la storia con un continuo groppo alla gola, che diventa insostenibile nei momenti in cui appaiono le lucciole, unica fonte di serenità per i due sventurati resi orfani dalla guerra: la poesia delle immagini stride e rende ancor più drammatico il precipizio a cui essi sono destinati. Pochi film con attori reali sono riusciti a farmi toccare così chiaramente i drammi della guerra: la morte, le ferite, la solitudine, lo sradicamento, il rifiuto, la miseria, l’enormità di una situazione affrontata dal cuore puro e impreparato di un fanciullo. Dello Studio Ghibli ho preferito gli anime in cui la magia affianca la realtà fondendosi in un unicum di grande lirismo (La città incantata, Totoro), ma il significato profondo di questo film lo rende decisamente un capolavoro, la cui scena finale rappresenta un ponte tra la distruzione e il futuro.
Un popolo rinato dalle proprie macerie, testimoni dell’antica arroganza imperiale e della fiducia nella propria invincibilità, rimane segnato per generazioni. L’immagine dei grattacieli che si staglia sullo sfondo della sagoma di Seita che veglia la memoria della sorellina rende l’idea di quanti morti hanno fatto da fondamenta per la modernità.