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GOSFORD PARK regia di Robert Altman

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kafka62     7½ / 10  27/04/2018 11:06:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anni della Belle Epoque, una lussuosa residenza nella campagna inglese, un ricco e anziano anfitrione, egoista, bizzoso e odiato da molta gente, una compagnia eterogenea di ospiti che trascorrono nella villa il week-end per partecipare a una battuta di caccia, un omicidio misterioso: sembrano gli ingredienti di un giallo di Agatha Christie, e invece è un film di Robert Altman. Già da questo particolare (Altman è infatti il non dimenticato regista di "Nashville" e di "America oggi") si può capire come l'investigazione poliziesca per scoprire l'assassino, per quanto destinata a riservare più di un colpo di scena, conti in fondo assai meno dell'indagine caustica e corrosiva di un ambiente, di una classe sociale e di un gruppo di individui, le cui storie si intrecciano in una complessa e apparentemente caotica ragnatela di reciproci rapporti. Se ad un primo approccio "Gosford Park" potrebbe sembrare una semplice variazione dei film di Ivory che andavano di moda alcuni anni fa (ambienti raffinati, abiti eleganti, maniere aristocratiche), Altman pensa subito a smentire questa impressione sdoppiando la prospettiva del racconto e inserendo, accanto al punto di vista dei ricchi protagonisti, quello inusuale dei loro servitori. Ecco quindi che, accanto allo snobistico savoir faire dei nobili di "Gosford Park" si svolge, sotterraneo e invisibile, in una sorta di compartimento stagno comunicante solo attraverso rigidi e codificati cerimoniali, il lavoro di un esercito di domestici e domestiche, i quali, senz'altra identità che quella dei loro padroni (di cui assumono durante il soggiorno anche il cognome), finiscono per vivere una esistenza subalterna e riflessa, fondamentalmente inautentica.
Non c'è ovviamente, né potrebbe esserci senza cadere in ingenui anacronismi, alcun accenno di lotta di classe o di critiche di matrice marxista basate sul concetto di alienazione capitalistica, ma è ugualmente chiaro che il cuore di Altman batte più forte per i poveri subordinati, costretti a subire piccole e grandi vessazioni da parte di gente arida, inetta e viziata, con un'insopportabile puzza sotto il naso. Gente che, comunque, mantiene agli occhi altrui un fascino innegabilmente carismatico, come dimostra la scena in cui tutti i servitori si raccolgono, senza essere visti, per ascoltare in estatica ammirazione il popolare attore americano mentre canta accompagnandosi al pianoforte nella stanza a fianco. Si tratta di due universi contigui eppure lontani anni luce tra di loro, che, al di là delle ragioni di servizio, possono entrare in contatto, suggerisce Altman, solo per caso, se ad esempio il ricco padrone vuole esercitare una sorta di odioso ius primae noctis sulle proprie dipendenti o se ancora il giovane attore di Hollywood finge, per gioco, di essere null'altro che un domestico. Universi lontani e, aggiungo io, ignorati dalla gente seria nelle questioni importanti, tanto è vero che, nonostante un arcinoto luogo comune dei vecchi gialli indichi proprio nel maggiordomo il colpevole, nessuno, e tantomeno lo stolido poliziotto venuto ad indagare, prende in considerazione l'ipotesi

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER ed è inoltre una giovane e timida servetta a scoprire la verità, estrema e beffarda ciliegina su una torta che, soprattutto nel bellissimo primo tempo, sembra essere stata confezionata dal miglior Altman di sempre.