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GOSFORD PARK regia di Robert Altman

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Beefheart     9 / 10  26/08/2007 17:49:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ennesimo film riuscito della filmografia di Altman. La consueta commedia corale, satolla di personaggi e fitta di dialoghi, si tinge, in questo caso, di "giallo Agatha Christie" (tanto che lo stesso regista definisce il tutto come "La regola del gioco più Dieci piccoli indiani"). Nell'Inghilterra del 1932, ben 26 individui, diversi per genere ed estrazione sociale, si ritrovano a trascorrere insieme un intero week-end a Gosford Park, ospiti nella tenuta di campagna del ricco possidente Sir William McCordle, per una battuta di caccia. Al momento opportuno, tra nobili, semi-nobili, cialtroni e servitù, si consuma un sanguinario delitto, al quale seguono le ridicole, improponibili ed inutili indagini di un goffo detective. Ma in effetti, cinematograficamente parlando, l'identificazione del misterioso assassino è quanto di più superfluo si possa chiedere a questa storia; in realtà ciò che interessa lo spettatore sono la galleria di figure psicologicamente bizzarre ed il fine intreccio narrativo, che mostrano superbamente le discutibili logiche e gli assurdi "equilibri" che regolano l'assetto della classista società inglese dell'epoca. Quasi 140 minuti di ricchezza, visiva e concettuale, insaporiti da conflitti di classe, invidie, bramosie, amori clandestini ed ipocrisie, caricaturate dalla solita, inimitabile, ironia nera, tipica del regista. La scelta del cast è perfettamente azzeccata così come la magistrale prova interpretativa fornita da gran parte di esso. Nessuno come Altman sa dirigere una tale "orchestra" di attori. Eccezionali location, fotografia e costumi. Forse il perpetuo mantenersi in bilico fra un dramma mai troppo accentuato ed un'ironia mai troppo comoda (d'altra parte, questo è Altman), si rivela anche penalizzante in fase di collocazione meritoria di questo film, che, pur dipingendo un grandioso quadro d'insieme del contesto storico/sociale, non gode, tuttavia, "dell'appoggio" di accattivanti enfatizzazioni emotive; ciò nonostante, brilla comunque di luce propria ed impreziosisce la folta produzione del maestro di Kansas City. Se non è un capolavoro ci manca poco. Ovviamente, consigliatissimo.