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GOSFORD PARK regia di Robert Altman

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Invia una mail all'autore del commento wega     7½ / 10  13/11/2008 12:52:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"La regola del gioco è il film che più di qualunque altro mi ha insegnato le regole fondamentali del cinema". Da queste parole di Altman viene spontanea l' associazione di "Gosfard Park" al capolavoro di Renoir, un film dalla divisione sociale per piani, letteralmente "i piani bassi", e "i piani alti", dove la disciplina della servitù appare addirittura più rigida e intrasigente, un luogo nel quale si assiste ad una contaminazione di tipo gerarchico. Nel linguaggio cinematografico specifico del film, ciò accade soprattutto in un incontro sull' uscio della porta, con il servo perfettamente agghindato, corteggiato dalla padrona priva di trucco, non curata, in uno stato quasi decadentistico. Nulla di nuovo quindi, ma è un racconto del grande affabulatore americano, e non si può che star zitti a guardare. Eccellente la fotografia.
Invia una mail all'autore del commento wega  13/11/2008 12:56:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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ULTRAVIOLENCE78  05/09/2009 02:44:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ahahah, anch'io vedendo 'sto film ho pensato subito alla "regola del gioco". Però oggettivamente l'opera di Renoir è nettamente superiore a 'sto polpettone...
Invia una mail all'autore del commento wega  05/09/2009 06:00:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, Diavolo, "La Regola del Gioco" è un Capolavoro assoluto (anche dopo la tua revisione generale? Cioè, niente in contrario, a meno che sia joker a farla). Altman va un po' giù e su, però non ho mai visto "Nashville" che dal Morando s' è beccato pure le 5 stelle. Incredibile, che sarà mai quel film.
ULTRAVIOLENCE78  05/09/2009 11:42:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Revisione? Alludi al mio scambio di battute con Ciumi? Beh, "La regola del gioco" se non altro è un marchingegno perfettamente armonico nella sua struttura. Però quando latitano analisi approfondite che riescano ad andare oltre la denuncia pura e semplice del degrado, ho come l'impressione che l'opera sia monca. Peggio in Dreyer, dove (pallosità a parte) tutto si risolve in una semplicistica fede nell'aldilà, attraverso la rappresentazione della contrapposizione kierkegaardiana tra Cavaliere dell'infinito e Cavaliere della fede. Il punto è che alla considerazione del lato estetico dell'arte deve seguire anche quello etico, per cui se trovo i concetti che un autore vuole trasmetterci opinabili e censurabili non posso promuoverlo "in toto", pure se a livello formale si è al cospetto di un'opera grandiosa. Ora mi muovo con questi parametri di giudizio.
Ultimamente invece mi sono rivisto EWS di Kubrick e l'ho trovato eccezionale (ma non lo dire a Lanari...) nel modo di scandagliare l'animo umano, peraltro con una occulta stratificazione simbolica che farebbe impallidire anche il cineasta più simbolista.
NASHVILLE? Indubbiamente il suo migliore. Quanto a "Gosford Park" mmm...
Invia una mail all'autore del commento wega  07/09/2009 12:49:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, alludo a quello. Beh hai certamente il bagaglio necessario per permetterti di farlo, terrò d' occhio volentieri i tuoi 10 per capire bene come la intendi un' opera completa, e cioè non monca. Gosford Park è normalissimo, non v'è dubbio.