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GLI UOMINI PREFERISCONO LE BIONDE regia di Howard Hawks

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stratoZ     7½ / 10  05/03/2024 13:00:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

"Gentlemen prefer blondes" è la pellicola che consacra Hawks come uno degli autori più versatili della Hollywood classica, mostrando come dopo aver realizzato opere di culto già nel gangster movie - "Scarface" -, nella screwball comedy - "Bringing up baby" e parecchie altre - nel western - "Red river", "The big sky" e ne farà altre in futuro - nella fantascienza - "The thing from another world" fino ad arrivare al genere bellico durante gli anni della Seconda guerra mondiale, l'autore può maneggiare con disinvoltura ed una certa esperienza anche la commedia musicale, genere in voga fin dai primi anni trenta ad Hollywood.

In realtà il film in questione è relativamente un ibrido, prende ancora grossi spunti dalle commedie degli equivoci e dalla screwball comedy tanto cara ad Hawks e compari, con il solito dualismo tra i due sessi nella loro eterna battaglia, ma l'aggiunta che rende questo film più particolare degli altri è che il contrasto non è più solamente tra uomo e donna, ma tra i due tipi di donna, con le due protagoniste che monopolizzano il film e rendono il resto del cast una semplice spalla comica dal poco valore narrativo, ma comunque dalla forte valenza simbolica, vuoi perché la sceneggiatura sia effettivamente improntata su loro due, vuoi perché il fascino magnetico della Monroe e della Russell non riescono a passare inosservati né durante le scene più narrative né durante gli stacchetti musicali.

Hawks pone molto l'attenzione tra i due caratteri delle protagoniste, due donne legate da un'amicizia indissolubile ma totalmente all'opposto caratterialmente, con una rappresentazione macchiettistica e a mio parere ingenua nel creare una distinzione così netta tra di esse, tuttavia il film si salva in calcio d'angolo con la sua visione progressista e non biasimante delle preferenze delle due, cercando di dare un punto di vista sopra le parti, al riguardo, nel suo didascalismo, il dialogo finale della Monroe col padre del futuro sposo, fino a quel momento pieno di pregiudizi nei suoi confronti - come presumibilmente lo stesso spettatore americano del tempo, mia supposizione - leva ogni dubbio al riguardo.
La Monroe, che a mio parere è stata poca roba a recitare, l'ho trovata molto impostata e ingabbiata nel suo personaggio, è come se provasse fin da subito a levarsi di dosso gli stereotipi che le sarebbero stati additati nel prosieguo della sua carriera, con la figura dell'ochetta bionda attaccata ai soldi che alla fine riesce a dimostrare una maturità di fondo e fornisce delle spiegazioni discretamente valide, scendendo più in profondità, dove probabilmente Hawks non voleva andare, entrambe, sia la Russell, attratta dagli uomini più performanti, che la Monroe attratta dai ricchi, sono soggette alle loro pulsioni ataviche, come la donna primitiva attratta dall'uomo con uno status: che siano muscoli o possedimenti, fanno parte del pacchetto dell'attrazione, e non c'è da biasimare nessuno per questo, gli uomini stessi dal loro canto, ricercano dei canoni ben specifici, ed è qui che avviene il contrasto tipico della screwball, con le controparti amorose delle due protagoniste, mostrati come uomini superficiali e in alcuni casi manipolatori ma difficilmente capaci di resistere alla pulsione erotico/sentimentale causata dalla bellezza radiante e dalle forme giunoniche di Marylin e Jane.

Con una messa in scena particolarmente istrionica per gli standard di Hawks, più colorata, al limite del glitterato, cromatismi molto contrastati, con scenografie e coreografie particolarmente appariscenti, ma anche una sequenza di discrete canzoni, perlopiù tenute a galla dalla presenza scenica delle due protagonista e qualche bella trovata da commedia degli equivoci che fa più sorridere che ridere - come Mr. Spofford ad esempio - Hawks dirige un musical diventato di culto che seppur non avvicinandosi ad alcune vette vertiginose che ha toccato con altri generi, dimostra la sua estrema versatilità e la mano esperta di un autore di punta del periodo classico.