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GIUNGLA D'ASFALTO regia di John Huston

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Godbluff2     9 / 10  02/08/2022 22:28:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il capolavoro di John Huston, per bellezza e importanza. "Giungla d'asfalto" ha tracciato una strada, lasciato un'impronta solidissima da seguire per moltissimi altri registi e film a venire. Tanto nel cinema "Noir", quanto nel sotto-filone dei film "di rapine" (i "caper movie" cosiddetti), questo è un film da "un prima e un dopo di lui".
Sembra quasi che, all'esatto ingresso negli anni '50, questo genere cinematografico fosse pronto per un'ulteriore evoluzione, un'ulteriore rivisitazione di se, pronto a mettere in scena qualche idea nuova, narrativa o formale-estetica che fosse, destinata a restare a sua volta classica, un decennio dopo la data "formale" di nascita del cinema "noir" con il falcone maltese di Hawks e tante cose belle passate in mezzo.
Innanzitutto Huston (anche co-sceneggiatore del film) cementa una ripartizione narrativa in tre atti destinata a diventare la più classica per i successivi film "crime/heist" di questo tipo: 1)introduzione dei personaggi-composizione della banda 2) meticolosa messa in atto del colpo, programmato nei minimi dettagli e 3) le conseguenze, irrimediabilmente drammatiche e sanguinose, che perseguiteranno i protagonisti fino alla fine inesorabilmente violenta.
Poi il lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi, più approfonditi e stratificati. Sono criminali, ma sono profondamente umani, nel bene e nel male, nei loro vizi e nelle loro debolezze, chi viscido, chi vigliacco, chi opportunista, chi ottuso nessuno di loro è tratteggiato mai come un banale "malvagio" gangster. Hanno fragilità verosimili, realistiche e proprio queste caratterizzazioni saranno centrali nello sviluppo narrativo e segneranno il loro destino al momento del "terzo atto".
La cura nello sviluppare i rapporti tra i personaggi e rendere più profonda e molto più grigia la "lotta tra bene e male", tra forze dell'ordine e criminali insomma, è eccellente.
C'è poi la città, più protagonista che in passato. La città è sporca, trasuda sporcizia, oscurità, vita ai margini, corruzione, decadimento. Nessuno è pulito, tantomeno i "difensori della legge". Nessuno è al sicuro. La città è buia e opprime inesorabilmente i suoi abitanti. Non abbiamo ancora una città davvero reale, non abbiamo ancora il realismo di riprese effettivamente in esterni, effettivamente sulla strada, come avverrà più spesso già nell'immediato futuro, ma non ce ne accorgiamo nemmeno; il lavoro scenografico de "La Giungla d'Asfalto" (Cedric Gibbons e Randall Duell), la ricostruzione negli studios degli ambienti esterni è una delle più eccelse mai realizzate ad Hollywood e riesce ad offrire un'immersività ed un realismo quasi totali. Altra caratteristica, questa, sfruttata ottimamente da molti negli anni successivi (con cinepresa a scendere davvero nelle strade).
Tutte queste caratteristiche che Huston ha messo in scena hanno sparso i loro semi ben oltre Hollywood, ramificandosi strettamente fin nel cinema europeo, con la Francia che ha ben nobilitato certe lezioni. Il primo "allievo" di questo cinema e di questo tipo di storie che viene in mente è il grandissimo e mai abbastanza applaudito Jean-Pierre Melville, maestro del "polar" francese e ammiratore convintissimo di Huston e di questo film in particolare, ma l'influenza della giungla hustonana la si trova un po' ovunque anche, per dire un nome proprio sconosciutissimo e fare lo snob, nel primo Kubrick.
Per quanto importante, dal punto di vista della scrittura e della narrazione non ritengo "Giungla d'Asfalto" un capolavoro; molto bello, si, davvero appassionante, si, ma non un capolavoro. Lì ci arriva con la forma e con la tecnica. La regia di Huston è una delle più curate che abbia mai visto nel cinema noir americano, è perfetta. Lo studio di ogni inquadratura, l'intensità dei primi piani e l'uso degli spazi e della profondità, l'utilizzo misurato e intelligente del piano sequenza, realizzato con superba maestria, naturalmente l'eccellente fotografia di Harold Rosson, questo è tutto cinema del più alto livello. L'eccellenza di Huston in questo senso è quello che mi fa applaudire questo film come il capolavoro che è.
"Giungla d'Asfalto" è un film pienamente inserito nel contesto del cinema moderno, che ormai correva veloce al fianco della mai dimenticata, ma non più dominante, linearità formale del cinema "classico" ed è un film della corrente moderna della Hollywood anni '40 e '50 tanto narrativamente che formalmente. Ed è splendido, davvero splendido. Ogni inquadratura, ogni angolazione della mdp, ogni posizione dei personaggi negli spazi indica la sua lontananza dai vecchi schemi classici (quelli dominanti negli anni '30, soprattutto, per capirci) e per accentuare la sensazione di maggior realismo, la fotografia di questo film noir abbandona le fascinosità quasi "mistiche" dei giochi d'ombra di molti capolavori del genere del decennio precedente (devo di nuovo nominare "Double Indemnity" ? Massì, male non farà).
Gli attori, diretti benissimo, sono perfetti. Hayden e Jaffe (da notare la scelta di nomi non eccessivamente di primissima "fama" diciamo così) soprattutto ma ogni singolo carattere nel film se la cava alla grande. E si, Norma Jean buca lo schermo, pure se mentre recitava cercava l'approvazione della sua insegnante di recitazione al di la della quarta parete. Vabè, alla fine è una delle sue interpretazioni più convincenti, insieme ad un altro paio (devo citare ancora Billy Wilder ? Massì, male non farà... Allora cito "A qualcuno piace caldo" dai).
Insomma, questa "Giungla d'asfalto" di John Huston è capolavoro, monolito miliare del cinema noir e vetta della carriera di un grande maestro del cinema.