caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

UN AMERICANO A PARIGI regia di Vincente Minnelli

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Dom Cobb     6½ / 10  15/09/2018 23:09:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno scapestrato artista americano si trova a Parigi in cerca di fortuna; s'innamora di una giovane e timida commessa, che in realtà, pur ricambiando il sentimento, è però già fidanzata con il miglior amico di lui...
Costruito intorno all'omonima composizione a metà fra il classico e il jazz di George Gershwin, "Un Americano a Parigi" rappresenta l'apripista della seconda stagione d'oro del musical hollywoodiano, che già nel corso degli anni '30 era stato uno dei generi di punta per poi rimanere per lo più dormiente per tutto il decennio successivo: adesso, al posto di Busby Berkley c'è il talentuoso Gene Kelly e invece del bianco e nero uno sgargiante Technicolor a riportare questo tipo di film nel mainstream, facendo accaparrare al film una pioggia di Oscar, lodi da parte di pubblico e critica e un nuovo interesse nel formato musicale, che troverà in un primo momento proprio in Kelly e nelle sue abilità canore e danzatrici il suo fulcro.
Il musical è sempre stato uno dei miei generi preferiti, anche se il mio rapporto con esso è un po' contraddittorio: sebbene lo adori, ci sono pochissimi film di quel genere che mi piacciono, a riprova di quanto sia difficile tirare fuori qualcosa di soddisfacente anche quando gli ingredienti sono tutti lì serviti su un piatto d'argento. Questa rinomata gemma della filmografia di Kelly appartiene proprio a quel tipo di musical gradevole, ma che manca della scintilla necessaria.
Il motivo è bipartito: da una parte, il film rappresenta narrativamente una delle più basilari e pigre accozzaglie di stereotipi immaginabili, dalla storia d'amore all'acqua di rose ai personaggi monodimensionali nel loro idealismo giovanile, e la storia che viene sviluppata non è niente più di un pretesto per collegare fra di loro le numerose scene di musica e danza, anche se pure in quel caso ci sono delle eccezioni.


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Tant'è vero che nel finale il film decide di mettere totalmente da parte ogni pretesto di portare a termine la storia in maniera soddisfacente e mette in scena una sequenza di ballo che va avanti ininterrotta per una durata che pare di gran lunga superiore ai venti minuti che dura in realtà. Il fatto che le danze siano ottimamente coreografate e la musica molto orecchiabile purtroppo non distraggono da questo centrale difetto, complice anche la regia di Vincente Minnelli, competente e aggraziata, ma priva di energia e di mordente.
Di contro, oltre all'innato carisma di Kelly, che è l'unico membro del cast degno di nota, abbiamo un lato tecnico davvero straordinario: le scenografie sfarzose danno vita alla classica Parigi da cartolina, certi virtuosismi della macchina da presa, soprattutto durante le scene di danza, sono memorabili, e i colori vividi e brillanti rendono il film una costante gioia per gli occhi.
Ma permane comunque dall'inizio alla fine la sensazione che sia solo uno specchietto per le allodole, una serie di trucchi che non riescono a mascherare il vuoto narrativo che si nasconde dietro ai prodigi tecnici e all'ovvio impegno di Gene Kelly. Sarà pure elegante e ben fatto, ma non è per niente un capolavoro e non merita tutti gli Oscar che si è portato a casa.


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER