metathron 8 / 10 30/03/2010 22:54:13 » Rispondi Il tema è quello dei vampiri. Ma va!? :-)
Il nodo centrale del vampiro è la sua totale dipendenza dal sangue umano, e il fatto di essere infettivo, cioè contamina il sangue degli altri e rende anche loro vampiri. È in questo un parassita e un avvelenatore. Diciamo che questo film ci disillude che essere come Bella ed Edward sia una condizione invidiabile e desiderabile. Il film fa a pezzi l’illusione romantica adolescenziale del vampiro e le restituisce tutta la sua propria drammaticità.
Insomma vivere di notte, temere il sole come fonte di morte, cibarsi del sangue umano, o sentirsi in colpa per doverlo fare, essere immortali ma senza cuore non è proprio una situazione invidiabile. Qui i vampiri non sono proprio delle brave persone, tanto stradio** e arrapanti, che disquisiscono e sognano dell’amore eterno.
Il film in questo a volte esagera con situazioni splatter ai limiti del voltastomaco. Ruota tutto attorno al sangue che schizza un po’ troppo qua e là. Già il sangue. Il sangue dell’uomo secondo la tradizione spirituale è inteso come la manifestazione più diretta dell’io nell’organizzazione del corpo fisico. Fino al 700, prima della nascita della medicina moderna, non a caso ci si dava un gran daffare con le sanguisughe per curare ogni male perché c’èra la consapevolezza, un po’ maldestra, che il sangue fosse in qualche modo la sede della malattia e della lotta per la guarigione che l’io vi compie. E quando si firma un patto col demonio non a caso si dice lo si debba fare col sangue (da Faust a Supernatural). Il sangue forse è la parte meno fisica e più spirituale del corpo umano.
Questo film è un’immane immaginazione sulla natura dell’Io-sangue dell’uomo. Su come l’uomo per paura della morte sia disposto a diventare un vampiro, sacrificando la propria libertà (diventando a tutti gli effetti un tossico-dipendente del sangue) e spegnendo il proprio cuore, cioè la capacità morale di distinguere tra il bene e il male e abbandonandosi all’illusione di un’immortalità disumana senza amore, da preferire ad una mortalità umana ma vulnerabile.
Il film è girato molto bene. La storia è diretta e si evolve con colpi di scena senza tanti ghirigori, è diretto. Ma allo stesso tempo sa essere suggestivo e onirico come raramente capita di vedere. La fotografia è molto buona, con un’attenzione alle architetture a agli interni, come espressione di autorevolezza (il salotto griffato e bianco del grande capo). Gli effetti speciali non sono ingombranti ma servono completamente la narrazione. C’è un’attenzione compositiva (inquadrature, colori, rallentamenti, musica) che ricorda film come Gattaca.
Il tema della guarigione dalla malattia del vampirismo che ha completamente trasformato l’umanità e sta per portarci all’estinzione ha una soluzione geniale. Il Sole è la soluzione. In questo risuona la massima greca: “colui che ferisce guarirà” (misteri di Apollo-Asclepio?). La ricerca ossessiva di un surrogato del sangue o di una terapia esterna falliscono. La guarigione ha un che di sacrificale. E viene compiuta personalmente da un paio di individui. Il primo per caso. Il secondo come ricerca. Per errore un vampiro torna umano dopo aver subito un shock solare: arde nel fuoco dell’Io-Sole e poi viene spento nelle Acque della Vita e si ritrova uomo di nuovo, con un cuore riattivato, con un’anima. Ciò che avrebbe dovuto ucciderlo (Sole) gli ridà la vera vita (Sole placato dall’Acqua). La cosa per fortuna è contagiosa. Tutti i vampiri che si cibano di un vampiro riumanizzato tornano uomini. La fine del film è un apoteosi del sacrificio nei termini più splatter immaginabili. Sangue, membra di qua e di là, raptus sacrificale, frenesia di violenza. La fine ricorda i film più sacrificali estetici sanguinolenti di Greenaway.
E’ uno di quei film che si vedono raramente. Non pretende minimamente di essere realistico, ha in questo la dote principale di una vera storia: suggerisce suggestiona parla per immagini. Assomiglia ad una messa in scena teatrale, un sogno simbolico che parla dell’io dell’uomo, di che cosa significhi forse essere uomini liberi e veramente amanti.
Va assolutamente visto ma è controindicato in caso stomaci delicati e/o troppo romantici.
Larry King 31/03/2010 18:55:41 » Rispondi La tua personale chiave di lettura del sangue la trovo molto profonda, ottimamente motivata e coerente con ciò che il film esprime. Sarei curioso di sapere cosa pensi dell'altro aspetto del film, che è quello più prettamente sociologico, se non politico.
qual è per te l'aspetto sociale e politico? intendi lo sfruttamento? paradossalmente qui lo sfruttamento non è dei pochi a danno dei molti, ma esattamente il contrario. forse una parodia dell'egoismo sociale portato all'estremo: il processo va così avanti che gli sfruttatori diventano quasi la totalità e il sistema rischia di ingolfarsi e di portare tutti (sfruttatori e sfruttati) all'estinzione. l'equilibrio sfruttatori-sfruttati su cui si regge la polarità del mondo civile odierno qui salta. il tema del'egoismo comunque è legato sempre al sangue, è nel sangue che nuota il drago dell'egoismo. nella tradizione cristiana per esempio avere le stigmate, perdere il sangue dalle ferite di Cristo, è vissuto come un processo di depurazione dall'egosmo del sangue, verso l'Amore Totale, dall'io inferiore all'io superiore.. nel film bisognerebbe vedere, una volta riacquisita la propria umanità, cosa ne fanno i rinati: restaurano ancora un mondo basato sullo sfruttamento? o cosa si inventano? sono anche trasformati interiormente? il film rimane aperto: infatti si conclude con una frase: almeno adesso abbiamo la cura. che è solo un inizio. la questione è: l'egoismo estremo (paura della morte, inseguimento del piacere a tutti i costi, competizione, sfruttamento degli altri a proprio vantaggio...) viene curato insieme al sangue? cambia l'io dell'uomo? è un fatto auspicabile in generale: una trasformazione dell'individuo che poi può generare una nuova socialità della fratellanza e dell'amore. ma nel film la guarigione dal vampirismo (sfruttare gli altri a proprio vantaggio) è solo all'inizio. il film evidenzia il problema. ma non sviluppa la soluzione. sottolineo ancora: trovo notevole che il problema sia definito e descritto come un problema di sangue, di trasformazione e guarigione del sangue. che poi è il tema ultra-sacro del Graal, cioè del sangue di Cristo. il sangue de-vampirizzato. si tratta di raggiungere questa trasformazione persino corporea del proprio sangue, per liberarlo dalle forze dell'egoismo. questo chiaramente avrebbe un impatto sociale immenso. una società costruita da uomini che hanno spiritualizzato il proprio sangue guarendo dall'egoismo (vampirismo). la gerusalemme celeste? resto sempre più sbalordito da come i film americani, forse perchè scritti da team di esperti di varie discipline, sappiano tirare in ballo temi estremamente complessi, persino esoterici.
Cagliostro 15/04/2010 14:20:15 » Rispondi commento assai interessante e ben argomentato! è stato un piacere leggerlo e mi hai invogliato a vedere un film verso cui non nutrivo nessun interesse. grazie!
metathron 22/04/2010 23:15:51 » Rispondi son contento, come l'hai trovato poi dal vivo? :-)
Cagliostro 24/04/2010 00:59:44 » Rispondi eccellente! Condivido il tuo giudizio e reputo che sia un film che alcuni hanno analizzato con una deprecabile superficialità.
metathron 29/04/2010 12:50:40 » Rispondi yea ;-) anche per me un film interessante, un bel film inaspettato :-)